Miseno
Miseno
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Leggenda e storia si confondono nel passato di questo piccolo borgo, frazione di Bacoli. Il mito vuole che il promontorio di Miseno sia stato fatto erigere da Enea in persona nel punto in cui furono bruciate le spoglie del suo caro amico Miseno, figlio di Eolo e trombettiere dei troiani, affogato in mare da Poseidone per aver osato sfidare gli dei in una gara di tromba. Per lo storico Strabone, invece, Capo Miseno era la terra dei giganti Lestrigoni che gettarono macigni sulla nave di Ulisse. Questa la leggenda, perché la storia ci rimanda a un sito che ebbe grande importanza nell’antichità, come porto marittimo e militare prima per i greci di Cuma, poi per la flotta imperiale che qui si stanziò al diretto comando del “princeps” romano. È dedicato al culto dell’imperatore Augusto il Sacello degli Augustali, ai piedi del promontorio nel quale furono ricavati i tre ambienti che lo compongono. E resti di epoca romana si trovano sulla vetta di Capo Miseno, dove aggirandosi tra i ruderi sparsi della villa di Caio Mario si godono gli splendidi panorami dei dintorni e della spiaggia sottostante, una lunga lingua di sabbia lambita dalle acque cristalline del golfo.