Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
www.castellodirivoli.org
Condizioni di visita: ingresso a pagamento
In attesa di stabilire la residenza ducale a Torino, nel 1562 Emanuele Filiberto ordinò la ricostruzione della struttura medievale, proseguita nelle mani del figlio Carlo Emanuele I, nato proprio a Rivoli, che affidò l’opera ad Ascanio Vitozzi e ai Castellamonte padre e figlio. Messa a fuoco dai francesi negli ultimi anni del Seicento, la residenza fu ricostruita in grande stile per Vittorio Amedeo II da Filippo Juvarra che la lasciò tuttavia incompiuta, tenendo in piedi la “manica lunga” seicentesca nata per ospitare la pinacoteca di Carlo Emanuele I. Il destino del castello era ormai segnato: adibito a diverse funzioni, fu spogliato e lasciato al degrado fino al 1984 quando ha visto la luce il museo. Aggirandosi tra le spettacolari sale si ripercorre buona parte del Novecento con installazioni e opere d’arte di respiro monumentale. Il museo ospita uno dei nuclei più importanti al mondo di Arte Povera, dato che Torino fu tra i centri più importanti per lo sviluppo di questa corrente: Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio e Michelangelo Pistoletto (sua la famosissima Venere degli stracci) sono diventati giustamente celebri non solo per l’uso di materiali solitamente poco artistici, presi dal mondo della natura e dagli scarti, ma anche per il delicato messaggio poetico delle loro creazioni. Altre tendenze del secondo Novecento rappresentate nel museo sono Minimal Art, Transavanguardia, Body Art e Land Art, ma il museo è sempre più rivolto ai linguaggi del contemporaneo. Vanno dritte al segno alcune opere di Maurizio Cattelan: la provocatoria Novecento (1997), un cavallo imbalsamato e appeso, e l’inquietante Charlie don’t surf (1997), il manichino di uno studente seduto al banco di scuola con il manichino di uno studente seduto al banco di scuola con il manichino di uno studente seduto al banco di scuola con le mani trafitte da due matite.