
Lago d’Orta. Borghi d’arte
Itinerario
Lago d’Orta. Borghi d’arte
«Orta, acquerello di Dio. Sembra dipinta sopra un fondale di seta». Sull’onda di queste suadenti parole dello scrittore luinese Piero Chiara si visita il paese di Orta San Giulio, romantico agglomerato di botteghe artigiane, palazzi affrescati con balconi in ferro battuto e una salita che s’inerpica fino alla parrocchiale, compendio dell’arte barocca. Dalla deliziosa piazza Motta ci s’imbarca poi per l’isola di San Giulio, dove in raccolto silenzio si percorre l’unica via e si entra nell’incantevole basilica romanica. Qui si ammirano affreschi e capolavori in marmo che brillano alla luce tremula delle candele. Ci si spinge quindi fino ai borghi collinari di Ameno, Miasino e Armeno, per immergersi in romantici paesaggi sospesi fra montagne, cielo e acqua e perdersi tra le brume mattutine che salgono pian piano dal lago.
Separato dal Lago Maggiore dai crinali del Mottarone, quasi nascosto dalla tavolozza dei verdi della vegetazione collinare, si stende il placido specchio d’acqua del lago d’Orta, amato da poeti, pittori e registi, e da molti considerato “il più romantico lago d’Italia”. Poche onde increspano le sue acque limpide, provenienti da torrenti di montagna e sorgenti sotterranee, che si ammirano in tutta la loro serena pacatezza dall’incantevole borgo di Orta San Giulio, disteso su una penisola della riva orientale. Un luogo d’altri tempi, di una bellezza struggente e delicata, che lo scrittore Piero Chiara ha definito «acquerello di Dio». Si passeggia lungo il lago, tra ville circondate da giardini, e nelle vie del centro storico che convergono nella bellissima e colorata piazza Motta, circondata da palazzi affrescati, portici e da una schiera di ordinati ippocastani. Da qui ci s’imbarca per l’isola di San Giulio, per lasciarsi avvolgere dal suo profondo misticismo, da un silenzio che è musica e armonia. L’approdo dei battelli si trova proprio di fronte alla basilica, secondo la tradizione fondata alla fine del IV secolo dal diacono greco Giulio dopo aver ucciso il serpente, simbolo del paganesimo, che infestava le acque lacustri, e che oggi custodisce le spoglie del santo. Nella chiesa si ammirano tesori rari, affreschi e dipinti che brillano su colonne e pareti, e uno splendido ambone scolpito in marmo verde di Oira, capolavoro dell’arte romanica, in cui si riconoscono figure e simboli cari alla cristianità. Ritornati sulla terraferma, si raggiungono infine in auto i borghi collinari di Ameno, Miasino e Armeno, mete turistiche già apprezzate nel XVIII secolo per le loro piccole piazze, i viottoli acciottolati, le architetture rurali e gli incantevoli paesaggi in bilico fra lago e montagne.