Urbino. L'arte del Rinascimento
Itinerario
Urbino. L'arte del Rinascimento
A Urbino si può rimanere estasiati da un trekking urbano nella “città in forma di palazzo”, patrimonio Unesco, guidati idealmente da Piero della Francesca, che qui realizzò alcuni dei suoi capolavori, e da Raffaello, urbinate di nascita. Il percorso si dipana dalla Fortezza Albornoz, da cui si gode un panorama sulla città di assoluta perfezione, alla casa natale di Raffaello, con arredi originali e riproduzioni di opere sue e del padre, pittore di corte del duca di Montefeltro. Si prosegue fino al Duomo, per poi concludere questo straordinario viaggio raggiungendo il Palazzo Ducale. Qui, davanti a capolavori come “La Muta” di Raffaello e la “Flagellazione di Cristo” di Piero della Francesca, si resta senza fiato, come se l’essenza del Rinascimento si condensasse in un unico luogo.
Visto dai giardini della Fortezza Albornoz, il Palazzo Ducale evoca realmente l’idea di una «città in forma di palazzo», come lo definì argutamente Baldassarre Castiglione. La dimora di Federico da Montefeltro, abbandonato l’aspetto da fortilizio medievale, costituì da allora il prototipo della corte rinascimentale, dalle forme armoniose e in dialogo con la città, in perfetta fusione con gli ideali umanistici del suo fautore. Prima di visitarlo, si omaggia nella sua casa natale Raffaello, il più celebre figlio di Urbino: qui i ricordi del pittore e del padre, artista parecchio stimato all’epoca, dialogano con le atmosfere di un’affascinante dimora borghese quattrocentesca. Si procede alla volta del Duomo che, seppure rifatto alla fine del Settecento in forme neoclassiche, è legato anch’esso all’ideale federiciano di città ideale; nella sagrestia venne ritrovata nel 1839 la Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, oggi custodita nell’adiacente Palazzo Ducale. Simbolo del Rinascimento italiano, sintesi suprema di perfezione geometrica è il Cortile d’Onore, dal quale lo Scalone d’Onore introduce alla visita della Galleria Nazionale delle Marche, scrigno di preziosissime opere in diretto colloquio con l’ambiente per il quale furono create. Tra di esse, due capolavori assoluti di Piero della Francesca, artista toscano chiamato alla corte del duca: pur nella ridottissima superficie, la perfetta scatola prospettica della Flagellazione di Cristo racchiude misteri e allegorie di ardua interpretazione; nella Madonna di Senigallia il tema della maternità si fonde a quello del presagio della morte, con una tavolozza di colori indimenticabili intrisi di luce purissima. Il manifesto pittorico più eloquente di un’intera civiltà, quella dell’Umanesimo italiano, è la Veduta di città ideale, attribuita a Piero della Francesca o a Luciano Laurana. Sono invece di Raffaello una giovanile Santa Caterina d’Alessandria e La muta, una delle sue creazioni più complesse ed enigmatiche, sia per l’identificazione del personaggio (una Strozzi o una Gonzaga) sia per lo straordinario, insondabile magnetismo del ritratto.