Un mix unico di influenze mitteleuropee e balcaniche, un luogo dove la gente parla slavo e in lingua slava ha posto i toponimi accanto a quelli italiani, un territorio disseminato di osmize, una particolarità tutta carsolina dove si va per assaggiare gli eccellenti vini prodotti nella zona. È questo il primo impatto con il Carso, il grande altopiano roccioso che si eleva alle spalle di Trieste, e come Trieste battuto dalla bora. Alle sue falde è Muggia, la bella cittadina sul mare dalla quale ci si addentra nel vasto altopiano costellato di piccoli coltivi e severi borghi di pietra, tra i quali Basovizza è il punto più alto. E dal mare fino all’altopiano si inoltra la Val Rosandra, scavata nel calcare dall’erosione provocata dalle acque dell’omonimo torrente. Si spinge sin in Slovenia e Croazia il Carso, con un paesaggio singolare di doline, sentieri scavati tra le pietre, reticoli di gallerie, grotte decorate da bizzarre concrezioni come quella del Gigante, tra le più visitate in territorio triestino.
Il Carso Triestino, costituito da un altopiano calcareo che si estende tutt’intorno a Trieste, è solo una parte della più vasta regione carsica che si spinge perlopiù in Slovenia e in parte in Croazia. Un impasto di tradizioni e culture si dipana su un territorio dove le acque piovane per millenni han modellato chimicamente la pietra calcarea determinando quei fenomeni di erosione superficiale e sotterranea che disegnano un tormentato paesaggio, morbido nell’aspetto generale, assai accidentato nel dettaglio. Tratti talmente evidenti da diventare fonte d’ispirazione per artisti, poeti e scrittori, emblematici per geografi e geologi che sotto il nome di “carsismo” han riunito fenomeni di sì tanta complessità. Carsismo, a indicare le distese di rocce brulle e solcate, gli avvallamenti profondi e improvvisi delle doline, le depressioni a fondo pianeggiante talvolta occupate da laghetti con notevoli oscillazioni dei livelli a seconda della stagione e della piovosità, i corsi d’acqua che spariscono per inabissarsi in un’idrografia sotterranea, la formazione di reticoli di gallerie, cavità di varie forme, grotte talvolta spettacolari. Carsismo, un fenomeno unico che unico ha reso questo territorio modellato da acqua e vento. Ma che neppure di sfuggita ha sfiorato Muggia, incastonata tra le acque del golfo di Trieste e il ciglio collinare che è già Carso e che la protegge alle spalle. Aliena dalla suggestiva asprezza dei luoghi carsici, la cittadina ha preservato con orgoglio e tenacia le atmosfere veneziane assimilate secoli or sono dalla Serenissima, quando le si assoggettò con fervore pur di porre fine all’insofferenza verso Trieste e agli aspri scontri che ne derivavano. Al contrario, paradigmatica per l’osservazione del fenomeno carsico nei suoi più differenti aspetti è l’area della Val Rosandra, un paesaggio di rupi, pareti verticali, ghiaioni scavato nel calcare dalle acque del tormentato e impetuoso omonimo torrente. Il Giardino Botanico Carsiana invece ripropone il tipico ambiente carsico, con pozzi naturali, specie vegetali tra le più significative del Carso, un’ampia dolina e fenomeni di carsismo superficiale. Carsismo in superficie, carsismo nelle profondità. È nelle sue viscere che l’altopiano carsico nasconde una cavità spettacolare, che con le sue splendide sculture naturali, le stalattiti e le stalagmiti, non cessa di suscitare meraviglia nei visitatori che si inabissano per oltre un centinaio di metri nel ventre del Carso. È la Grotta del Gigante, di dimensioni tali da entrare, nel 1995, nel Guinness dei Primati.
Qui, sul Carso Triestino, tutti parlano slavo, e da cittadini di questa stirpe sono popolati i borghi in pietra carsica, un intreccio di case strette tra loro con le finestre più grandi rivolte verso il mare e quelle più piccole affacciate sul lato da cui spira la bora, che qui soffia forte come nella vicina Trieste. Piccoli insediamenti che gelosamente custodiscono la loro storia, la loro cultura, le loro tradizioni.
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