Real Albergo dei poveri
Piazza Carlo III 1
Condizioni di visita: aperto in occasione di eventi o mostre
La colossale facciata non lascia spazio a dubbi: ci troviamo di fronte a uno dei complessi edilizi più imponenti del nostro Paese, una “città nella città”, dalla storia illustre e purtroppo poco fruibile, anche se oggetto di cicliche ristrutturazioni, di sporadiche aperture e di infinite proposte d’uso. Carlo III di Borbone aveva voluto questa immensa costruzione (terminata solo in parte) per i «poveri di tutto il regno», come ricorda l’epigrafe all’ingresso, ovvero anziani, orfani e vagabondi. Il progetto, affidato all’architetto fiorentino Ferdinando Fuga nel 1751, nonostante l’incompiutezza rappresenta l’apogeo dell’edilizia napoletana del Secolo dei Lumi. Lungo quasi 400 metri, è articolato intorno a tre cortili (dei cinque previsti) e dotato di quasi 450 stanze. L’istituzione caritatevole disponeva di dormitori, mense, una chiesa, officine e laboratori. Luoghi in cui apprendere un mestiere e affrancarsi in tal modo dalla miseria: una funzione che, in qualche misura, ha mantenuto nel corso dei decenni fino al definitivo abbandono dopo il terremoto del 1980.