Orvieto
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La città fin dalla fondazione convive con la sua geologia. In alto sulla rupe di tufo che la stacca dalla Valle del Paglia, Orvieto è nata grazie a questo picco (che offriva difesa) ed è sopravvissuta, se così si può dire, “nonostante” la rupe, cioè superando i problemi idrici posti dalla sua posizione. In più – nei lunghi secoli che ci separano dalla fondazione etrusca a oggi – gli Orvietani hanno convissuto con la pietra, scavando nel loro altopiano pozzi, caverne, cantine e case. Per gli Etruschi la città era Velzna e divenne poi Volsinii per i Romani che frequentarono l’importante Santuario di Fanum Voltumnae, luogo d’incontro dei lucumoni etruschi. L’importanza di Orvieto in passato era dovuta soprattutto alla sua posizione, lungo le vie di comunicazione che collegavano il Sud con il Tirreno a occidente e con la pianura del Po a nord. Conquistata dalle legioni di Roma nel 264 a.C. (in questa occasione i suoi abitanti vennero deportati sulle rive del Lago di Bolsena, dove sorse Volsinii Novi) e riedificata in pianura ai piedi dell’altopiano, la città si trasferì nuovamente sulla sua rupe nel V e VI secolo, a causa della minaccia delle invasioni barbariche, e iniziò a essere conosciuta con il nome di Urbs Vetus. Libero Comune nel XIII secolo, Orvieto deve a questo periodo il suo grande sviluppo urbanistico e artistico, cui seguirono l’avvento della signoria e la grande peste nera del 1348. Entrata a far parte dei domini dello Stato Pontificio, la città fu fortificata con la Rocca dell’Albornoz, i cui problemi idrici vennero risolti nel 1537 con la creazione dell’eccezionale opera ipogea del Pozzo di San Patrizio.