Tappa 1

Fonni

PRO LOCO
Via Zunnui 1
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Se in inverno si ha voglia di sciare con vista sul mare, si viene qui, in questo grosso borgo di antica economia pastorale che si stende su un pianoro granitico alle falde settentrionali del Gennargentu. La posizione e l’altitudine ne hanno infatti favorito lo sviluppo turistico trasformandola in una rinomata stazione di sport invernali con il comprensorio sciistico del Bruncu Spina. «Un orizzonte favoloso circonda il villaggio: le alte montagne del Gennargentu, dalle vette luminose quasi profilate d’argento, dominano le grandi valli della Barbagia, che salgono, immense conchiglie grigie e verdi, fino alle creste ove Fonni, con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra, sfida i venti e i fulmini». Così Grazia Deledda descrive in “Cenere” Fonni, sorto in un sito già frequentato nell’antichità e documentato dal Medioevo, che a partire dal XVII secolo conobbe un significativo sviluppo economico e civile, facilitato anche all’insediamento di una comunità francescana. Di quelle «case di scheggia» e dei «suoi viottoli di pietra» c’è ancora traccia nel nucleo storico, che conserva esempi di rustica architettura tradizionale in granito a vista, dove non è raro imbattersi in case col tetto di tegole lignee, qui dette “scandulas”. Nel cuore del borgo risaltano anche la parrocchiale di San Giovanni Battista, che mantiene tracce dell’originaria struttura tardogotica, e, con l’annesso convento dei francescani, la basilica della Madonna dei Martiri, che per struttura e pregio di inserti e arredi è considerata uno dei maggiori episodi tardobarocchi in Sardegna. All’interno custodisce un venerato simulacro della Vergine realizzato a Roma alla fine del Seicento pare con un impasto ottenuto dalla frantumazione di ossa e reliquie di martiri; ma spicca anche la vasta serie di tempere parietali eseguite dai pittori locali Pietro Antonio e Gregorio Are, raffiguranti con modi popolareschi scene della prima diffusione del cristianesimo nell’isola. All’esterno non sfuggono certo all’attenzione le “cumbessìas”, rustici ricoveri tradizionalmente usati per accogliere i pellegrini che cingono la basilica.

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