Copertina dell'itinerario Il Gennargentu. Il volto wild della Sardegna.
Sardegna

Il Gennargentu. Il volto wild della Sardegna

Itinerario

Il Gennargentu. Il volto wild della Sardegna

in collaborazione con Touring Club Italiano

Oltre le spiagge, e lo straordinario mare che le lambisce, si cela il grande acrocoro del Gennargentu, il cuore di pietra della Sardegna, ma di notevole interesse paesaggistico e naturalistico, regno della vita pastorale, in cui l’appartenenza e l’identità sono ancora sentite e continuamente ribadite. È una montagna difficile, aspra, severa, con i suoi poco più di 1800 metri la vetta più alta dell’isola, eppure l’aspetto resta quello di colline, di cime dolci e inargentate, che si levano, forse protettive, sui vicoli stretti e scoscesi, circondati dalle tipiche case barbaricine, dei borghi che si susseguono lungo le sue pendici. Li accomuna l’antica vocazione agropastorale, ma per il resto ciascuno costituisce un mondo a sé, con un proprio dialetto, un proprio costume e proprie tradizioni. Li si visita seguendo un percorso circolare, partendo da Fonni, 1000 metri di quota dove è possibile sciare con vista sul mare. Si prosegue per Desulo, scenograficamente avvolto da boschi di castagni, e poi si tocca Tonara, che lega la sua storia alla produzione del torrone. Prima di giungere a Gavoi, che sventola la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si fa tappa al lago di Gusana, bacino artificiale dove a contendersi le acque dal blu intenso sono gli appassionati di pesca, canoa, windsurf.

Parlare di Sardegna e pensare al suo mare, quel mare cristallino dai colori unici, è inevitabile, scontato. Eppure c’è un mondo segreto e nondimeno affascinante, a tratti sconosciuto, che si cela dietro le spiagge dell’isola. È il Gennargentu, la principale eminenza montuosa della Sardegna che supera di poco i 1800 metri con la punta La Marmora, quella che a un viaggiatore dell’Ottocento si presentò all’orizzonte «come un vasto altopiano azzurro posato sul mare». Si tratta di una montagna difficile, aspra, severa, una montagna “vera”, seppure l’aspetto resta quello di colline più che di vere montagne, di cime dolci, misteriose e inargentate, che troneggiano sui borghi alle sue pendici, in un contesto da sempre votato alla pastorizia dove le tradizioni sarde sono vivissime negli splendidi costumi, nella raffinata produzione artigianale, nell’originalità della musica e del canto, nelle feste dal sapore antico. L’impatto è con un mondo agropastorale ben saldo, custode di tradizioni arcaiche, ma attenzione, il termine agropastorale non deve suonare come uno stereotipo fuori dal tempo, perché da queste parti è vero che le donne continuano a vestire in abiti tradizionali ma è anche vero che usano lo smartphone, e può capitare di incontrare il pastore con il suo gregge alla guida di un fuoristrada, e pure ben informato sulle problematiche del comparto agricolo e sulle normative comunitarie. L’esperienza qui è a tutto tondo: non solo tradizioni arcaiche, ma paesaggi incontaminati, panorami che spaziano su tutta l’isola, vette innevate in inverno e prati dalle sorprendenti fioriture nella bella stagione, cieli cupi che si alternano a terse notti stellate, bisbiglio delle sorgenti che fendono le pareti della montagna. Un percorso lungo le pendici del massiccio del Gennargentu consente sì di penetrare nel cuore pastorale della Sardegna, e di ciascun borgo coglierne le specificità, ma anche di entrare in un universo di straordinario valore paesaggistico e naturalistico. Si parte da Fonni, il paese più elevato della Sardegna, e attraverso una strada tortuosa di eccezionale panoramicità si aggira il massiccio del Gennargentu e si giunge a Desulo, dai caratteristici vicoli scoscesi che racchiudono dimore in pietra scistosa. Si prosegue per Tonara, dove può accadere di essere accolti dal profumo del torrone, la cui produzione artigianale fa parte della storia del borgo. La prossima è una tappa un po’ diversa, perché ci si ferma al lago di Gusana, un vero paradiso per gli appassionati di pesca, canoa e windsurf. Si giunge infine a Gavoi, borgo sospeso tra tradizioni e turismo che si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

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