Sacro Monte di Varallo (Varallo)
Via Sacro Monte 1
www.sacromontedivarallo.org
Condizioni di visita: accesso gratuito
È padre Bernardino Caimi (1425-1500) a mettere a punto un nuovo concetto di complesso religioso – il Sacro Monte – che a Varallo conosce una prima, pionieristica applicazione. A fine Quattrocento, in un momento in cui raggiungere la Terrasanta era diventato ancora più complesso a causa dell’espansione dell’impero ottomano, riproporre una copia fedele dei luoghi più sacri della cristianità rappresentava un’alternativa simbolica al pellegrinaggio verso quelle terre lontane. Ben presto, alla volontà di riprodurre gli edifici di Gerusalemme, Nazareth e Betlemme si affiancò la volontà di popolare i luoghi con statue, in legno prima, in terracotta poi, come veri e propri attori che contribuissero a mettere in scena un “gran teatro montano” rendendo ancora più efficace il messaggio da comunicare ai devoti. Nella prima metà del Cinquecento, grazie all’operato del pittore e scultore Gaudenzio Ferrari, maestro del Rinascimento lombardo e vero e proprio “regista” del Sacro Monte di Varallo, questa formula venne perfezionata raggiungendo gli straordinari vertici qualitativi testimoniati dalla cappella del Calvario, una perfetta fusione di statue e affreschi che venne riproposta nei secoli a venire. Nella seconda metà del XVI secolo alcune porzioni del complesso vennero plasmate secondo una sensibilità pienamente manierista dall’architetto Galeazzo Alessi, che reinterpretò gli spazi del monte come una città ideale. Con l’avvento della Controriforma, al complesso fu riconosciuta una straordinaria importanza dal punto di vista didattico: i “misteri” tratti dalle Sacre Scritture vennero relegati dietro le grate, e i pellegrini – che fino ad allora avevano avuto la possibilità di mischiarsi alle statue e di prender parte fisicamente all’episodio narrato – divennero spettatori di scene raccontate secondo una rigorosissima regia. Esemplificative di questa tendenza sono le cappelle ospitate nel palazzo di Pilato, come quella dell’Ecce Homo, affrescata da Pier Francesco Mazzucchelli detto “il Morazzone”, e con le statue di Giovanni D’Enrico. Il cantiere attraversò anche il Settecento e infine l’Ottocento, secolo durante il quale venne finalmente portata a compimento la basilica dell’Assunta, iniziata due secoli prima.