Tappa 2

Melfi

PRO LOCO
Piazza Umberto I
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CASTELLO E MUSEO ARCHEOLOGICO MASSIMO PALLOTTINO
Via dei Normanni
www.museionline.info/tipologie-museo/castello-di-melfi
Condizioni di visita: ingresso a pagamento

CHIESE RUPESTRI DI SANTA MARGHERITA E DI SANTA LUCIA
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Condizioni di visita: ingresso a pagamento

Dai Laghi di Monticchio, una manciata di chilometri sono sufficienti per raggiungere Melfi, adagiata su un’altura alle pendici settentrionali del Vulture. Racchiusa entro l’antica cinta muraria, è proprio la strategica posizione a conferirle quel carattere di fortezza militare avuta in epoca normanna, quando fu capitale del Ducato di Puglia, e che le verrà confermato nei secoli. Ricca di testimonianze storiche, conserva nel nucleo antico uno scenografico e compatto aggregato di case e vicoli tortuosi che gravitano intorno alla Cattedrale, fondata nel 1056 da Roberto I il Guiscardo e rifatta in forme barocche dopo essere stata in gran parte distrutta dal terremoto del 1694. Dell’architettura normanna si è invece conservato il prezioso campanile: eretto nel 1153 su commissione di Ruggero II d’Altavilla, è ripartito in quattro ordini, sottolineati come le bifore da una decorazione in pietra lavica del Vulture. Imponente sul borgo, si leva la mole del castello di epoca normanna, amato da Federico II come residenza estiva e base per battute di caccia nelle foreste attorno, luogo in cui l’illuminato imperatore promulgò, nel 1231, le celebri Constitutiones Augustales, o Costituzioni melfitane, che regolavano il diritto feudale e riconoscevano alle donne il diritto di successione ereditaria. Nonostante gli interventi succedutisi nei secoli, da cui derivano la mancanza di una fisionomia unitaria e la discontinua successione dei muri, l’insieme è tuttavia affascinante, soprattutto sui fianchi ovest e nord: le torri, tra le quali quella dell’Orologio costituisce il punto più avanzato della cerchia difensiva, e la cinta sembrano aggrappate alla roccia e sono a picco sulla sottostante fiumara, ammantata di verde. All’interno del castello, il Museo archeologico Massimo Pallottino, istituito nel 1976, raccoglie gli straordinari reperti rinvenuti nel territorio del Vulture melfese, che raccontano la storia di popolazioni e culture succedutesi dall’età arcaica all’epoca romana. Di notevole suggestione è lo spazio che accoglie il sarcofago di Rapolla, stupenda opera della seconda metà del II secolo d.C. riferibile a botteghe dell’Asia Minore, rinvenuta nel 1856 in una villa romana nei pressi di Rapolla: è decorato nella parte inferiore da una serie di divinità e di eroi riferiti a prototipi classici e sul coperchio da una giovane donna distesa, dai bellissimi lineamenti. Appena fuori dall’abitato, si trovano due straordinari esempi di chiese rupestri, chiesa di Santa Margherita e quella di Santa Lucia. La chiesa di Santa Margherita è un piccolo gioiello di architettura medievale completamente scavato nel tufo vulcanico dai monaci di cultura orientale nel XIII secolo, epoca a cui risale il delicato ciclo di affreschi sulle volte e sulle pareti delle due campate che raffigurano il martirio e la vita della santa e, di particolare interesse, il “Monito dei morti ai vivi”, dove tra i vivi, secondo alcuni studiosi, viene identificata la famiglia imperiale: Federico II, in abiti da falconiere, con il figlio Corradino e la terza moglie Isabella d’Inghilterra. La chiesa rupestre di Santa Lucia, anch’essa scavata nel tufo e avvolta dal fitto bosco di castagni, è interamente ricoperta da affreschi del 1292 secondo un’iconografia particolare: su metà della parete campeggiano la Madonna col Bambino in trono e Santa Lucia, mentre l’altra parte è definita da nove storie della vita della santa ripartite come su un tabellone da cantastorie.

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