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Puglia

Canosa di Puglia. Ipogei millenari

Itinerario

Canosa di Puglia. Ipogei millenari

in collaborazione con Touring Club Italiano

Scocchera, Lagrasta, Cerbero, Oplita, Varrese: hanno nomi arcani gli ipogei dauno-ellenistici per i quali è soprattutto nota Canosa di Puglia. Si scende sottoterra per tuffarsi nell’atmosfera densa di sacralità di questi luoghi carichi di mistero, in diretto collegamento con l’oltretomba, che nonostante i millenni trascorsi custodiscono fregi dipinti con cavalieri e soldati e bassorilievi con mostri e guerrieri. Un salto nel tempo che prosegue nei due ricchi Musei archeologici di Palazzo Iliceto e di Palazzo Sinesi, dove ci si aggira tra oltre 400 reperti del IV-III sec. a.C. provenienti dalla tomba ipogea Varrese, tra vasi colorati e dalle mille forme e altri preziosi materiali dal Neolitico al Medioevo. Poco fuori, in mezzo alla campagna, si resta stupiti tra colonne, mosaici e capitelli del Parco archeologico di San Leucio che in età ellenistica fu tempio dedicato a Minerva.

Fondata secondo la leggenda da Diomede, Canosa di Puglia, grazie alla sua posizione sopraelevata, rivestì grande importanza nel mondo antico, come punto di raccordo tra la Daunia e la Peucezia che le permise di vivere una fase di massimo splendore e ricchezza. Oggi il fascino del passato riemerge e avvolge nei numerosi ipogei interamente scavati nel tufo, sepolture dei ricchi principi dell’antica Daunia: prova dell’opulenza dell’epoca, risalgono al IV-III secolo a.C. circa. Talvolta dai nomi evocativi e misteriosi e spesso a più camere, sono dotati di ricchissimi corredi funerari destinati ad accompagnare il defunto anche nell’aldilà e di altrettanto ricche decorazioni architettoniche di influenze orientali e tracce di rare pitture. Un viaggio nella civiltà daunia, che prosegue nei due Musei archeologici di Palazzo Iliceto e Palazzo Sinesi, dove si ammirano preziosi corredi funerari e ci si lascia estasiare dalle ceramiche canosine, caratterizzate da raffinatissime sfumature di colore e ricche di decorazioni plastiche. Si esce infine dalla città per scoprire un altro tesoro d’inaspettata bellezza, il Parco archeologico di San Leucio con l’omonima basilica, e immergersi nella quiete della campagna fitta di ulivi. Qui ci si aggira ammirati in una fascinosa selva di colonne e capitelli, camminando su mosaici pavimentali che restituiscono l’imponenza dell’architettura originaria.

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