Parco nazionale della Sila: i patriarchi verdi e le acque
Itinerario
Parco nazionale della Sila: i patriarchi verdi e le acque
Alberi monumentali, veri e propri patriarchi verdi, specchi d’acqua su cui si riflettono i monti, chalet e villaggi dal sapore alpino sono gli ingredienti fondamentali del Parco nazionale della Sila, uno dei capolavori della natura del Sud Italia. Dalle fitte foreste della “Selva Brutia” provenivano i legnami pregiati richiesti dai papi per i tetti delle basiliche medievali e dai sovrani per le flotte; dai tempi degli antichi romani e fino alla metà del Novecento, qui si praticò anche l’estrazione della resina, che trasformata in pece veniva utilizzata per calafatare le imbarcazioni. Su tortuose strade di montagna, a piedi, in mountain bike o a cavallo, il parco si offre a tutti con un’estesa rete di sentieri e di proposte che arrivano fino alla canoa, alle ciaspole e allo sci. E da diversi punti di questo vasto ondulato altopiano, regno del lupo appenninico e del gufo reale, la vista può spaziare su due mari – lo Ionio a est e il Tirreno a ovest – per un’esperienza sensoriale completa e appagante.
«È un venerando altipiano granitico, che già si ergeva qui quando gli orgogliosi Appennini sonnecchiavano sul letto melmoso dell’oceano. […] Se non fosse per la mancanza dell’erica con le sue caratteristiche sfumature violacee, il viaggiatore potrebbe credere di essere in Iscozia». Sono parole del naturalista scozzese Norman Douglas, il quale attraversò la Sila durante il suo viaggio nella regione più estrema della penisola, compiuto tra il 1907 e il 1911. In Old Calabria Douglas sottolineava poi la felice alternanza di boschi e pascoli e l’esuberanza delle acque, una delle glorie della Sila, che sgorgano in gelidi rivoli tra le rocce e scorrono giù dai pendii per unirsi ai corsi d’acqua più grossi. Anche se alcuni simboli delle passate fortune turistiche sembrano un po’ sbiaditi, il Parco nazionale della Sila merita decisamente un viaggio, dal momento che racchiude un patrimonio vegetale unico e seducente, sopravvissuto a secoli di disboscamenti. Da quando spuntano le tenere gemme primaverili fino al foliage invernale e ai paesaggi innevati, il Parco è un caleidoscopio di colori e di possibilità. Sulle alture e fino ai 1500 metri d’altitudine prospera il pino laricio (ma sono presenti anche l’ontano nero, il cerro e il pioppo tremulo) e le vaste radure dell’altopiano formano vasti prati adibiti al pascolo. Estesi sono anche i boschi di castagno, che rappresentano ancora oggi una voce importante dell’economia e della gastronomia locali. Più in alto al pino si sostituisce il faggio, associato a volte all’abete bianco. Altro elemento caratteristico del paesaggio silano sono i laghi artificiali, ma perfettamente integrati nel paesaggio, realizzati convogliando alcuni torrenti nelle ampie conche fluviali e che rappresentano un’importante riserva energetica. Nato nel 2002, il Parco nazionale della Sila, è erede del Parco nazionale della Calabria fondato nel 1968, e si estende per circa 730 chilometri quadrati a tutela dell’area montuosa situata tra l’istmo di Catanzaro a sud, la costa ionica a est, la piana di Sibari a nord e la valle del Crati a ovest. L’area di maggior richiamo del parco è la Sila Grande, nella parte centrale, con i due centri turistici di Camigliatello Silano e Lorica, ma tesori preziosi si celano anche negli altri due settori in cui viene suddiviso il territorio protetto, condivisi tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro: la Sila Greca a nord, rivolta verso il golfo di Corigliano, e la Sila Piccola a sud, che guarda il golfo di Squillace. Dal 2014 la Sila è diventata Riserva della Biosfera italiana, inserita nella rete mondiale dei siti di eccellenza dell’Unesco.