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Trentino-Alto Adige

Trento. A spasso per la città dei vescovi

Itinerario

Trento. A spasso per la città dei vescovi

in collaborazione con Touring Club Italiano

Sacro e profano, potere temporale e potere religioso. A Trento, città in saldo equilibrio tra mondo germanico e padano, i contrasti, mirabilmente, si fondono. Per capire come ciò avvenga, basta porsi al centro di piazza Duomo e guardarsi intorno. La fulgida cattedrale che custodisce la lapide di Bernardo Clesio, il principe vescovo che preparò la città al concilio più famoso della storia trasformandola in chiave rinascimentale, disputa in cromia con le vivaci architetture gotiche che le fanno corona e si dipanano per le eleganti vie Belenzani e Manci. A Palazzo Pretorio invece, sede del Museo diocesano tridentino dove ancor più si comprende la riuscita fusione degli elementi lombardi, veneti e germanici, si affianca la Torre Civica, che in altezza gareggia con il campanile della basilica di Santa Maria Maggiore, voluta dal potente Clesio al pari del Palazzo Magno all’interno del castello del Buonconsiglio, magnifica residenza vescovile che fu banco di prova di grandi nomi dell’arte. Nel segno, ancora una volta, del Rinascimento.

Soffia il vento delle Alpi e la brezza della pianura su Trento, importante snodo viario lungo l’antica Via Claudia Augusta e teatro del concilio che cambiò la storia della Chiesa. Il lunghissimo principato vescovile che per quasi otto secoli ebbe il governo della città conobbe l’apice nel XVI secolo, quando fu avviata quella stagione artistica che ne trasformò l’urbanistica allargando strade e facendo erigere signorili palazzi rinascimentali. Lo “stratega” dell’affascinante e severa bellezza architettonica di Trento fu il principe vescovo Bernardo Clesio, mecenate e strenuo avversario della Riforma, la cui presenza è palpabile ancora oggi svoltando angoli, percorrendo vie e ammirando edifici e chiese che, pur investiti dall’intento controriformista, sono l’esito dell’indissolubile e riuscito legame tra cultura nordica e veneta. Scontato ma non troppo che la passeggiata per la Trento “vescovile” parta dal cuore quadrilatero di piazza Duomo, attraversata da una larga striscia di marmo bianco che ricalca l’antico spartiacque tra potere civile e religioso e animata dalle facciate dipinte delle case gotiche che le fanno corona, affrescate con figure – chi se lo aspetterebbe – profane. Si torna severi all’interno della cattedrale romanico-gotica, dove la lastra funeraria di Clesio e il Crocifisso ligneo di Sixtus Frey ricordano che qui, nel dicembre 1563, vennero promulgati i decreti del Concilio di Trento dopo quasi vent’anni di lavori. Superato Palazzo Pretorio, che dei principi vescovi fu prima residenza e che oggi ospita il ricco Museo diocesano tridentino, si attraversano i salotti urbani di via Belenzani e via Manci. Lo si faccia senza fretta, per prendersi il tempo di ammirare tutto il bello che sfila intorno, dagli edifici d’impronta veneta coinvolti e un po’ stravolti dalla foga rinascimentale del principe vescovo alla chiesa di Santa Maria Maggiore, che fu altra importante sede conciliare e che vanta il campanile più alto della città. Di salotto in salotto, si arriva al castello del Buonconsiglio, emblema cittadino a più corpi dove i vescovi si riunivano circondati da un raffinato e a volte illusionistico apparato architettonico e decorativo che, grazie al tocco ribelle di Romanino e alla pennellata fantasiosa di Dosso Dossi, ha tratti spiccatamente rinascimentali ma non solo.

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