Castelvetro di Modena. Poeti e vitigni
Itinerario
Castelvetro di Modena. Poeti e vitigni
Come figure di una scacchiera, si cammina sui riquadri bianconeri della pavimentazione di piazza Roma per cogliere, in un solo colpo d’occhio, le bellezze architettoniche e paesaggistiche di Castelvetro di Modena, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, particolarmente attento alla sostenibilità tanto da essere una delle due destinazioni italiane riconosciute tra le "Top 100 Stories" di Green Destinations, una selezione ormai nota come una delle più importanti a livello globale per la valorizzazione dello sviluppo sostenibile. Di qua e di là, le torri dell’Orologio e delle Prigioni si impongono massicce, resti dell’antica cinta muraria dentro cui il borgo medievale fece corona alla parrocchiale dei santi Senesio e Teopompo, oggi in forme neogotiche, e si sviluppò grazie ai potenti signori Rangoni, che nel loro bel palazzo diedero asilo a un giovane Torquato Tasso in fuga da Bologna. La piazza, cuore storico e geometrico dell’abitato, ne è anche il balcone panoramico, cui affacciarsi per aprire lo sguardo sulle morbide colline modenesi, ammantate di vigneti da dove derivano l’aceto balsamico più famoso al mondo, la cui tradizionale produzione è promossa e valorizzata dall’Acetaia Comunale, e quel Lambrusco Grasparossa che nel vicino castello di Levizzano Rangone si fa bello nel museo che gli è intitolato.
Castrum vetus, vecchio accampamento. Sull’origine antica di questo borgo immerso nei vigneti modenesi del Lambrusco Grasparossa non c’è dubbio neppure nel nome. Sui resti dell’insediamento romano si impiantarono il castello e il borgo medievale, distrutti da un terremoto nel 1501 ma ricostruiti nei secoli e nell’ambito di un progetto degli scorsi anni Trenta che ne ha mirabilmente ricreato armonia, ambientazione e architetture oggi altrettanto mirabilmente conservate, tanto che il Touring Club Italiano ha inserito Castelvetro di Modena tra le sue Bandiere Arancioni.
Piazza Roma è il fulcro dell’abitato, voluto e pensato nella modificazione moderna come un davanzale sulla vallata circostante e quinta scenica del borgo che fu. Obiettivo urbanistico raggiunto. Qui, intorno a una grande scacchiera regolare in marmo e sasso che ne orna la pavimentazione, insistono la medievale Torre dell’Orologio, che con la sua turbolenta storia segnala da quasi un millennio lo scandire del tempo, la Torre delle Prigioni, pure medievale ma ricostruita nel Cinquecento, e il Palazzo Rangoni, di quei Rangoni che, signori di Castelvetro dal XIV secolo, nel 1564 ospitarono Torquato Tasso, studente a Bologna e da lì “cacciato” con l’accusa di aver scritto pasquinate contro studenti e professori dell’eccelsa Alma Mater. A ridosso di piazza Roma, non passano inosservate le forme neogotiche della parrocchiale, dedicata ai martiri Senesio e Teopompo, santi poco noti ma dalle vite avventurose e leggendarie. Si ritorna alla scacchiera per entrare nell’Acetaia Comunale, ospitata nel Palazzo del Municipio, e lì conoscere lavorazione e tempi dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, l’oro scuro del Modenese che in un lungo viaggio in botti e legni assume densità e gusto unici e inimitabili.
Del resto qui le esperienze enogastronomiche sono tutte a chilometro zero e di grande qualità e se dei prodotti e del lavoro della terra si vogliono conoscere dinamiche e storia, è bene fermarsi al castello di Levizzano Rangone, piccola frazione di Castelvetro dove il Museo Rosso Graspa, che già nel nome celebra il Lambrusco pieno e fruttato, racconta la tradizione agricola ed enologica di queste terre attraverso un percorso immersivo che comprende coinvolgenti esperienze sonore.
Oltre il museo, altre sorprese d’arte e storia attendono al castello, “involucro” medievale che vanta proprietari illustri come la contessa Matilde