Tappa 1

Castelvetro di Modena

INFO POINT CASTELVETRO
Piazza Roma 5
www.comune.castelvetro-di-modena.mo.it
www.visitcastelvetro.it

ACETAIA COMUNALE
Ingresso da via C. Cavedoni
www.visitcastelvetro.it
Condizioni di visita: ingresso gratuito

Castelvetro di Modena entrò nella storia come insediamento etrusco, cui seguì lo sviluppo, alla metà del II secolo a.C., di un presidio militare (castrum) con la classica struttura divisa in cardo e decumano da cui si dipartivano e ancora oggi si dipartono le strade del nucleo storico.
Dall’VIII secolo l’abitato si organizzò intorno a un fortilizio, o castello, dotandosi di mura difensive e possenti torri di guardia, di cui quelle dei Prigioni (XIV-XV secolo) e dell’Orologio (XII-XIII secolo), pur rimaneggiate nei secoli, sono testimonianze oggi ammirabili nella centrale piazza Roma, realizzata tra il 1934 e il 1935 per creare uno spazio urbano panoramico aperto sulle colline circostanti e in seguito pavimentata al centro con lastre bianche e nere a mo’ di scacchiera.
Di ricostruzioni e risistemazioni Castelvetro fu oggetto in diversi momenti della sua storia. Nel 1501 un terremoto lo distrusse quasi completamente e al suo risorgere contribuì la famiglia Rangoni, che aveva acquisito il feudo nel 1330 e che lo avrebbe mantenuto fino al 1796. Nel palazzo signorile dei Rangoni, restaurato e ampliato dopo il sisma e ornato di raffinati affreschi rinascimentali a figure vegetali, animali e antropomorfe, trovò rifugio Torquato Tasso nel 1564, accusato di aver scritto satire sferzanti contro l’intellighenzia bolognese dell’Università. Ricordano il passaggio del poeta sorrentino l’iscrizione sul portone di ingresso (Torquato Tasso / colpito dai primi strali / della calunnia / qui riparava / nel MDLXIV) e la sala cosiddetta del Tasso, dove si dice essere stato composto il settimo canto della Gerusalemme Liberata.
Fronteggia Palazzo Rangoni l’armoniosa facciata in laterizio della parrocchiale, la cui pietra fu posta, come ricorda la lapide all’interno, il 14 aprile 1897. Consacrata dieci anni più tardi, è dedicata, al pari di una precedente chiesa risalente al X secolo, ai santi Senesio e Teopompo, martirizzati a Nicomedia durante la grande persecuzione di Diocleziano. Neogotica, la chiesa è ripartita in tre ariose e semplici navate che custodiscono preziosi dipinti provenienti da diverse chiese e oratori, tra cui la Madonna delle Grazie, delicato affresco staccato dalla vecchia chiesa parrocchiale, risalente ai primi anni del Cinquecento e realizzato da Francesco Bianchi Ferrari. Neogotico anche il campanile, innalzato nel 1930.
Non si lasci Castelvetro prima di una visita all’Acetaia Comunale, ubicata nei locali del Palazzo del Municipio. Gestita dai Maestri assaggiatori locali, qui si produce, in due batterie composte da sette botticelle l’una, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena a marchio Dop. Tale marchio è garanzia di un prodotto straordinario che, una volta estratto dalle uve lambrusco, ancellotta e trebbiano esclusivamente modenesi, viene lasciato fermentare per (almeno) 12 anni in botti di legni diversi via via sempre più piccole e con l’unica aggiunta di colonie batteriche dette “madri”, fino ad acquisire la consistenza, il colore e il sapore che tutti apprezzano e conoscono.
Per non dire poi degli innumerevoli percorsi a piedi e in bicicletta attraverso vigneti e campagne, peraltro nell’Appennino Tosco Emiliano, area MAB - Uomo e Biosfera Unesco.

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