Canavese. Tra storia e industria
Itinerario
Canavese. Tra storia e industria
In primavera, nel pieno della fioritura, sembra di camminare tra le nuvole percorrendo il candido “sentiero delle spiree”, antico viale di accesso all’imponente castello di Masino. La sensazione è invece di camminare nella storia quando, varcata la soglia del maniero, se ne attraversano gli sfarzosi ambienti che i conti Valperga per mille anni abitarono, ampliarono e continuamente abbellirono. Dal castello, alto su una collina, la vista spazia sulla pianura canavesana, al cui centro Ivrea racconta altre storie. In primis quella industriale di Adriano Olivetti, che qui attuò l’avveniristico progetto di conciliazione tra spazi di vita e lavoro che oggi si può ammirare per le vie e gli edifici del complesso Olivetti e che è valso a Ivrea il riconoscimento di “Città industriale del XX secolo” da parte dell’Unesco.
È difficile, oggi, immaginare il castello di Masino come un’austera fortezza medievale. Eppure, così lo fece erigere la potente famiglia piemontese dei Valperga nell’XI secolo, per poi trasformarlo, dopo attacchi e distruzioni, in una lussuosa residenza settecentesca in cui arredi e oggetti testimoniano il raffinato stile di vita della nobile casata, cui il castello è appartenuto per un millennio fino al passaggio come bene del FAI. Che la dimora fosse luogo frequentato dal jet-set dell’epoca lo si intuisce dalla magnificenza dei salotti, dall’eleganza degli appartamenti, dalla sterminata collezione della biblioteca, dove libri e stampe narrano di arti e lettere ma anche di viaggi esotici e botanica. Proprio la botanica, vera e propria passione dei padroni di casa, svela segreti e meraviglie nell’immenso parco del castello, dove accade che gli occhi si confondano per il groviglio arboreo di un leccio e di un cipresso innamorati, che si contino cento tigli allineati come soldati e che si viva un senso di “spaesamento vegetale” all’interno del labirinto settecentesco. Oltre le terrazze-giardino, si dispiega la pianura del Canavese e, laggiù, si distingue Ivrea, città del primo re d’Italia Arduino, città sabauda, città dell’avventura imprenditoriale, umana e sociale di Camillo e Adriano Olivetti. Dal medioevo al Novecento, il passo, a Ivrea, è breve. Fuori dal nucleo antico, dove la stratificazione della storia si palpa nel trecentesco “castello dalle rosse torri”, come Carducci lo immortalò, e nelle forme romaniche, poi barocche e neoclassiche del Duomo, si sviluppa, in un mirabile e funzionale equilibrio di spazi verdi ed edifici, il complesso della Olivetti, città industriale “modello” realizzata negli scorsi anni Quaranta-Sessanta. Passeggiando lungo via Jervis e dintorni, tra le unità residenziali, l’antico stabilimento, l’asilo, gli uffici, la mensa, si prende realmente coscienza della portata innovatrice di Adriano Olivetti, visionario quanto pratico umanista del Novecento che di Ivrea fece il piano di lavoro dei più importanti urbanisti e architetti dell’epoca, impegnati nella realizzazione di un sogno possibile in cui profitto e solidarietà, capitale e lavoro potessero andare a braccetto.