Il Conero. Wilderness adriatica
Itinerario
Il Conero. Wilderness adriatica
«Più ancora dell’Emilia e dello stesso Veneto, le Marche sono la regione dell’incontro con l’Adriatico. Questo piccolo mare d’eccezione qui si spiega più intimo, più libero e silenzioso, con i suoi colori strani che lo fanno diverso da tutti i mari della terra. Parlo di certi verdi freddi, grigi traslucidi, azzurri striati di rosso, che ricordano i marmi pregiati e le pietre dure». Così scriveva, nel 1957, Guido Piovene in Viaggio in Italia, l’insuperato reportage di viaggio del secondo dopoguerra. Non resta che andare a verificare di persona se ancora oggi quelle acque “si propongano d’imitare materie preziose ed estranee”. E c’è un luogo, nelle Marche, in cui questa esplorazione assume realmente un senso: il promontorio del Conero, estrema propaggine orientale dell’Appennino umbro-marchigiano e unico vero “monte” tra Trieste e il Gargano. Il grosso rilievo calcareo del Conero (alto 572 metri), sollevatosi milioni di anni fa dai fondali marini e poi saldatosi alla penisola, affonda nell’Adriatico con pareti verticali coronate dal verde degli alberi e dalla macchia mediterranea regalando scenari e panorami da sogno. Scenari che vanno esplorati a piedi o in mountain bike, su percorsi di varia difficoltà che si snodano in habitat molto vari da un punto di vista geologico e naturalistico e che insieme compongono l’unicità di questa terra. Il primo errore da non commettere è quello di trascurare la campagna, un pezzo intatto e bellissimo di paesaggio marchigiano, dove crescono boschi, con alberi anche monumentali, e prosperano le uve Montepulciano che danno vita a un gustoso Rosso Conero Doc. Il secondo, quello di privarsi di ammirare il Conero dal mare e magari di conquistare le sue spiagge “segrete” dai ciottoli candidi e levigati, proprio come fecero gli antichi greci che da Siracusa approdarono qui alla fine del IV secolo a.C. per fondare la colonia di Ankón.