Viaggiare slow nella Valle Cavanata
Itinerario
Viaggiare slow nella Valle Cavanata
Un dedalo di canali, strisce di sabbia, specchi d'acqua salmastri, barene. È un paesaggio tipicamente lagunare quello che preannuncia la Riserva naturale Valle Cavanata e che avvolge anche Grado, punto di partenza della pista ciclabile che alla Riserva conduce. Un tempo valle di pesca, grazie a un complesso sistema di chiuse, canali e paratie, e zona di caccia, fu poi adibita ad area protetta e nel 1996 ufficialmente eletta Riserva naturale. Merito del suo ricco patrimonio ambientale e faunistico tipico delle aree lagunari, ma evidentemente anche storico e culturale, vista la vicinanza di Grado e Aquileia, cuore della storia friulana all'epoca dei Patriarchi, testimoniata dalla magnificenza delle loro basiliche. In tanta grandiosità, stride quasi la presenza di quel fazzoletto di terra che sbuca da quelle stesse acque lagunari che lambiscono la Riserva Valle Cavanata. È l'Isola di Barbana, ammantata di verde, lo stesso colore della cupola che la sovrasta.
Sono circa 260 gli ettari sui quali si estende la Riserva naturale Valle Cavanata, parte residuale della vasta zona palustre risanata negli anni Venti e Trenta del secolo scorso con la bonifica detta “della Vittoria”, a ricordo del primo conflitto mondiale che vide queste terre, in precedenza austriache, finalmente attribuite all'Italia. Non fu prosciugata, ma adibita a valle di caccia e di pesca prima del riconoscimento di area protetta con l'istituzione, nel 1996, della Riserva naturale. Siamo in un'area dalle notevoli caratteristiche ambientali, da sempre punto per la sosta e lo svernamento degli uccelli acquatici migratori, molti dei quali in primavera nidificano e si riproducono con successo. Convivono tranquillamente con specie di mammiferi, che non è raro incontrare, come caprioli, lepri, donnole, volpi, tassi, scoiattoli, ricci... E tutto questo universo è ben documentato al Centro visite della Riserva. Paradiso dei birdwatcher che hanno a disposizione capanni di osservazione muniti di binocoli; esperienza emozionante e coinvolgente per chi voglia percorrerla sulle due ruote. Un turismo lento reso possibile dalla pista ciclabile che parte da Grado e si inoltra nella Riserva consentendo l'osservazione di questi eccezionali ospiti che sostano sugli ampi specchi d'acqua salmastri, si librano in volo per nulla temendo la concorrenza delle variopinte farfalle che in primavera-estate incessantemente si posano di fiore in fiore, si aggirano disinvolti tra canneti e porzioni di prati. Si pedala immersi nella vegetazione fluviale, come la cannuccia di palude particolarmente presente lungo le sponde del canale Averto, che nell'omonimo bosco sfoggia esemplari di olmo siberiano. Si pedala dolcemente, e dolcemente, prima di giungere al mare, cambia la natura delle aree attraversate trasformandosi in barene, con vegetazione che ben si è adattata alle acque salmastre, e in velme, ampi banchi di sabbia periodicamente emergenti, dove molti uccelli acquatici sostano per dare la caccia a molluschi, crostacei, vermi o piccoli pesci. Dolcemente si percorrono i circa 6 chilometri che da Grado portano sulla riva. Dove si può imboccare un'altra pista ciclabile che in 7 chilometri raggiunge la Riserva naturale del Caneo. Vale propria la pena lasciarsi tentare, perché è eccezionalmente panoramica. Al paesaggio dei canali e degli specchi di acqua salmastri e al volo lento degli uccelli ora si sostituiscono il vento del mare, le piccole spiagge protette da moli, le sagome immobili dei pescatori cui fanno da sfondo le alture rocciose della costa che si spinge fino a Trieste. E la vista panoramica è semplicemente splendida. A ritroso si rientra a Grado, ripercorrendo la riserva, ora un po' più familiare, ma di certo non meno spettacolare. E una volta giunti a destinazione vale la pena lasciarsi tentare dal fascino spirituale dell'Isola di Barbana, che con il suo santuario di antichissime origini spunta dalle acque lagunari. Bisogna lasciare la bici, però, perché alla Barbana si va in traghetto.