Tappa 1

Val di Non

APT VAL DI NON
Via Roma 21, Fondo
www.visitvaldinon.it

CASTEL THUN
Località Vigo di Ton
www.buonconsiglio.it
Condizioni di visita: a pagamento
La comparsa delle mele in val di Non risale al XVI secolo, ma è a partire dal XIX che la valle trentina, e l’adiacente val di Sole con la quale condivide la Strada della Mela e dei Sapori che comprende 7000 ettari di coltivazioni e 4000 produttori dell’unica mela Dop italiana, iniziò a ricoprirsi di meleti. Punteggiata di “paradisi delle mele” come Segno, sede del Consorzio Melinda per la valorizzazione della mela della val di Non, l’antica Anaunia, nome storico della valle, ha in Cles il suo capoluogo. Qui si leggono le pagine della storia del territorio: a Cles fu ritrovata la Tabula Clesiana, lastra bronzea (oggi al castello del Buonconsiglio di Trento) in cui è inciso l’editto dell’imperatore Claudio che nel 46 a.C. concesse la cittadinanza romana alle popolazioni del Noce; Cles è patria del vescovo-principe Bernardo Clesio, fautore del Rinascimento trentino; a Cles la potente famiglia Clesio trasformò in raffinata residenza l’antico castello a guardia del Noce. A pochi chilometri dal capoluogo il lago di Tovel è detto anche lago Rosso perché, fino agli scorsi anni Sessanta, si colorava del rosso dell’alga Tovellia Sanguinea, giacente sul fondo e particolarmente “accesa” in estate. Oggi, e le cause ancora non sono chiare, l’alga rossa è scomparsa lasciando uno specchio d’acqua cristallino.
Cerniera naturale tra mondo italico e mondo germanico, la Val di Non ha visto svilupparsi nei secoli il fenomeno dell’incastellamento. Tra i tanti, spicca su un colle tra i meleti Castel Thun, appartenuto ai potenti feudatari trentini che qui si stabilirono nel XIII secolo. Varcata la severa porta Spagnola, parte del sistema di mura, bastioni e fossati, si entra nei sfarzosi ambienti e, tra arredi originali e tavole imbandite, si ammirano la ricca biblioteca, la quadreria dei conti e la cinquecentesca stanza del Vescovo, rivestita di legno di pino cembro, sovrastata dal soffitto a cassettoni in cui campeggia lo stemma dei Thun e abbellita da una stufa in maiolica del XVII secolo.
In alta valle, il santuario di S. Romedio si sviluppò intorno alla rupe in cui l’eremita Romedio alla fine del X secolo si ritirò a vivere con l’unica compagnia, dice la leggenda, di un orso. ll complesso è formato da cappelle di diverse epoche tra loro collegate. Sulla cima della rupe, la cappella di S. Romedio con le reliquie del santo è la più antica (XI secolo), mentre tra il XV e il XVI secolo si aggiunsero le cappelle dei Ss. Romedio e Giorgio, di S. Nicolò, della Deposizione, la chiesa di S. Michele e, agli inizi del Novecento, la chiesa dell’Addolorata.

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