Isola della Cona (Staranzano - GO)
RISERVA NATURALE FOCE DELL’ISONZO
riservafoceisonzo.it
Condizioni di visita: ingresso a pagamento
Circondata dal fiume Isonzo, dal canale Quarantia e dal mare, particolare interesse riveste l'Isola della Cona, cuore della Riserva naturale della Foce dell'Isonzo, collegata alla terraferma da una diga, costruita nel 1938 per tenere sotto controllo le piene del fiume che spesso rompeva gli argini allagando l'intera area e condannando all'isolamento la Cona. Ed è qui che, placidamente adagiata sulle acque che la circondano, la Cona esibisce il suo notevole patrimonio naturalistico, habitat di elevata diversità biologica come canneti, piccoli specchi d'acqua, pascoli golenali d'acqua dolce e salmastra, formazioni boschive proprie delle golene fluviali, praterie di fanerogame perfettamente adattate alla vita sulle superfici marine sempre sommerse, bassa vegetazione peculiare delle barene. Un universo notevole, speciale, che pullula di vita. A farla da padrone sono gli uccelli (il suo simbolo, della Riserva si intende, è infatti il chiurlo maggiore che si avvista in particolare nelle zone di marea): oltre 300 specie che si librano in volo senza minimamente turbare la tranquillità dei bianchi cavalli della Camargue che placidi pascolano nelle zone umide. Ma tutt'altro che irrilevante è la presenza di specie anfibie che abitano gli specchi d'acqua, come i tritoni o la rara testuggine palustre, che può raggiungere anche 1 chilogrammo di peso, e significativa quella di mammiferi come volpi, caprioli, tassi, puzzole che convivono con le delicate e colorate libellule, oltre 30 specie sospese nell'aria nelle stagioni più calde.
Questo tratto della Riserva si visita a piedi, lungo 2 itinerari che partono dal Centro Visite, che dispone di una foresteria e di un finestrone subacqueo dal quale si osserva la ricca fauna fluviale. Lungo i tracciati segnalati ci sono osservatori mimetizzati con canne palustri e schermati dai quali avvistare, senza disturbarle, le diverse specie che qui sono di casa.
IL PERCORSO AD ANELLO
Il primo itinerario, detto ad anello perché parte dal Centro Visite e qui rientra, è facile, adatto ai anche ai bambini, e in circa 45 minuti copre 2 chilometri. È disseminato di vari osservatori, come il Museo della Papera, che consente di scorgere i vari tipi di anatre presenti nell'area, l'Osservatorio della Pavoncella, da dove, sui prati e isolotti antistanti, si ammira questo elegante esemplare bianco e nero con un lungo ciuffo sulla nuca; si giunge poi a quello del Cavaliere d’Italia, specie migratrice nidificante di altrettanta eleganza, inconfondibile nel suo colore bianco, con ali e dorso neri e lunghe zampe rosse. L'Osservatorio del Palòt ("palòt" è chiamato il mestolone nel dialetto locale) prende il nome dal curioso becco molto grande e allargato (simile alla paletta degli antichi salinari) di questo tipo di anatra che da qui si avvista. Non è raro vedere questi uccelli impegnati a sondare e filtrare l’acqua e il limo alla ricerca di cibo o, nella primavera avanzata, corteggiare le femmine con vistosi movimenti del capo e funambolici inseguimenti aerei. Proseguendo, si giunge al più grande osservatorio, quello della Marinetta, un edificio di tre piani perfettamente inserito nel contesto ambientale, dotato di comodi punti di avvistamento che consentono l'osservazione dei diversi ambienti della Cona e, grazie a uno stagno d’acqua dolce realizzato attorno al piano terra, anche della vita subacquea di alcune specie. Da una vista panoramica sensazionale spazia dall’Isonzo al golfo di Trieste, con l’Istria sullo sfondo, e dalle falesie di Duino alle Alpi Giulie.
Prima del rientro al Centro Visite, si incontrano gli ultimi tre osservatori. Da quello del Capriolo, oltre alle orme di questi esemplari che da qui transitano al crepuscolo, si osservano vari tipi di volatili, tra cui la garzetta e diverse specie di aironi. Dall'Osservatorio della Volpe, attiguo ad alcune tane e percorsi utilizzati da questo Canide notturno, la vista si posa su vasti canneti, campi allagati e isolotti fangosi, ambiente d’elezione dei “limicoli”, uccelli che amano vivere su terreni morbidi, umidi e fangosi. Dalle feritoie dell'Osservatorio della Girigola (così è chiamato il porciglione nel dialetto locale) si osservano folti canneti, particolarmente amati da questo piccolo uccello.
IL SENTIERO DEL MONDO UNITO
Il secondo itinerario, più impegnativo, copre 4.5 chilometri e richiede circa 3 ore tra andata e ritorno. Noto anche come Sentiero del Mondo Unito, si stacca da quello precedente ad anello subito dopo aver superato l’Osservatorio della Pavoncella e, attraversando vaste zone di golena pascolate da cavalli e bovini, ampie barene e velme, canneti e praterie salmastre, giunge a Punta Spigolo, in prossimità della foce. Dal primo osservatorio che si incontra, quello del Biancospino, si ha un bel colpo d'occhio sui cavalli in libertà e, al pomeriggio e d’inverno, su grandi stormi di oche, in particolare le lombardelle. A mano a mano che si procede verso Punta Spigolo il sentiero si restringe e sulla destra si avvicina al fiume, sulle cui sponde esemplari di frassini ossifilli si specchiano nelle acque fluviali. Si giunge quindi all'Osservatorio del Cioss, termine onomatopeico che nella parlata locale sta a indicare il fischione, specie qui molto abbondante soprattutto in inverno che convive tranquillamente con decine di migliaia di altre specie di anatidi che in novembre da qui sino alla foce si radunano per alimentarsi. Bella la vista sulle distese di velme e barene che in lontananza si apre sin sul golfo di Trieste.