Bassano del Grappa. Enclave vicentina di storia, memoria, arte
Itinerario
Bassano del Grappa. Enclave vicentina di storia, memoria, arte
È il Brenta montanino, che gorgoglia attorno ai piloni di legno del celebre Ponte degli Alpini, e che attraversa il cuore della città, a plasmare la storia di Bassano e scandirne i ritmi. Ed è sempre il fiume il centro focale di splendide vedute che si aprono sulle sue erte rive. Ma la malia di Bassano non è solo il Brenta, e neppure solo il leggendario ponte coperto, doloroso luogo di addii tra gli alpini in partenza per il fronte e le loro amate, il ponte del “bacin d’amor” dei versi della celebre canzone del 1916 “sul ponte di Bassano, noi ci darem la mano… ed un bacin d’amor”. Compattamente antica, la città è ricca di alte espressioni artistiche e densa di suggestioni architettoniche dai colori e sentori veneti, che ricordano che Bassano fu di Venezia a partire dal 1404. Sulle rive del Brenta si allunga anche il piccolo abitato di Valstagna, ieri a vigilare sul trasporto dei tronchi provenienti dai boschi d’altura, oggi divertita spettatrice di gare di canoa, kajak e rafting.
Insediamento rurale legato alla conduzione dei fondi, il Fundus Bassianus già in epoca romana dovette la sua fortuna alla strategica posizione all’imbocco della Valsugana e al controllo delle acque del Brenta, là dove il fiume si apre alla pianura ed è più facilmente guadabile. Il primo documento scritto sul nucleo della città risale al 998, ma la storia politica di Bassano inizia con la sottomissione a Vicenza nel 1175, poi passa sotto il controllo degli Ezzelini nel 1218, di Padova nel 1259 e prosegue con una turbolenta successione di dominazioni fino all’inglobamento nei domini veneziani di terraferma nel 1404. Con Venezia inizia per Bassano una progressiva inarrestabile crescita. Sulla sua struttura urbanistica di notevole spessore medievale si focalizzano gli interessi immobiliari della florida borghesia bassanese e della nobiltà veneziana, che vi erige splendide, ricche residenze urbane. Così la città “veneziana” ricostruisce il proprio volto in forme rinascimentali, e poi velatamente barocche, sovrapponendo al primitivo assetto urbano una nuova tessitura edilizia che assorbe gradatamente i reperti di quella più antica. Ma, sospinta dall’energia di acque e mulini, la crescita si estende anche al settore manifatturiero. Alle lavorazioni tradizionali di lana e seta si affiancano la carta e la ceramica, che tra Sei e Settecento conosce il suo secolo d’oro. In particolare alla carta si lega l’impero editoriale della famiglia Remondini, che alla consistente produzione letteraria popolare affianca anche quella iconografica fino a diventare, nel corso di due secoli, dal 1657 al 1861, e con oltre mille dipendenti, una delle principali tipografie-calcografie d’Europa. Un percorso di crescita encomiabile quello di Bassano, che a dispetto del succedersi di accanite vicende della storia, anche cruente come nel corso dei due ultimi conflitti mondiali, ha saputo conservare la memoria del suo passato nella compattezza dell’impianto urbano, con le piazze, il castello, il ponte, la trama sapiente di strade, case e palazzi, a testimonianza della civile attenzione alla cultura e all’arte storicamente espressa dalla società bassanese, modello eloquente di una storia che si è fatta vera città. Sulla quale aleggia il genio dei suoi figli d’arte, architetti, scultori, incisori e, su tutti, i Bassano e le loro opere pittoriche, che hanno impreziosito anche la parrocchiale di Valstagna, piccolo borgo che si specchia nelle acque del Brenta.