Terni. La città tra i due fiumi e dei due volti
Itinerario
Terni. La città tra i due fiumi e dei due volti
Postmoderna e antica, complessa stratificazione di epoche e architetture, dalle vestigia dell’anfiteatro romano a quelle delle acciaierie novecentesche, dal Benozzo Gozzoli al Museo d’Arte moderna e contemporanea alla Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro: così si presenta Terni, città storica e polo produttivo, città che rilancia il suo passato all’insegna dell’archeologia industriale e che nel frattempo si scopre romantica, con San Valentino patrono di Terni prima ancora che degli innamorati. Tra sovrapposizioni di stili ed epoche, interventi architettonici contemporanei, riqualificazione e riconversione dei luoghi dell’industria, oggi i due volti di Terni si fondono e confondono armoniosamente nel suo tessuto urbano, dove tracce di un passato antichissimo convivono con episodi della storia recente. Alle sue spalle, l’impetuosa cascata delle Marmore, impressionante salto ingegneristico che dal 271 a.C. convoglia il fiume Velino nel Nera.
Sicuramente è l’acqua, quella del Nera e del Serra, a fare la fortuna della Interamna Nahars, la città tra i due fiumi che i Romani conquistarono nel III secolo a.C. regalandole un lungo periodo di pace e prosperità. Merito dei Romani, certo, ma forse non così scontato se non ci fosse stata l’acqua a farla da padrone, ingegnosamente impiegata per bonificare vaste aree paludose e per secoli alimento di una fiorente agricoltura. Dotata di cinta muraria e attraversata dall’asse della Via Flaminia, che fungeva da cardo maximus, Terni ebbe poi strade, acquedotti, ponti e canali, e persino un anfiteatro, del quale sono visibili pochi resti accanto alla Cattedrale, essendo stato utilizzato come sostruzione del Palazzo Vescovile. Dopo la decadenza altomedievale, Terni si riprese a partire dal Duecento grazie allo sviluppo dell’attività ferriera e tessile, lontano embrione del futuro sviluppo. Che arriverà nella seconda metà dell’Ottocento, complice ancora l’acqua, motore delle nascenti acciaierie e centri siderurgici che cambiarono il volto della città rendendola protagonista di quella rivoluzione industriale che le è valso l’appellativo di “Manchester italiana”. L’acqua, leitmotiv del territorio ternano, filo conduttore di quell’industria che dall’ambiente ha tratto la propria linfa e che conduce alla Cascata delle Marmore, strepitosa opera ingegneristica dei Romani che nel 271 a.C. la crearono per convogliare nel Nera il fiume Velino, responsabile di frequenti e disastrose inondazioni, salto spettacolare che tanta energia ha fornito alle centrali idroelettriche.
Un periodo prospero quello dell’industria ternana, interrotto nella seconda guerra mondiale da pesanti bombardamenti (ben 118!) che han raso al suolo interi quartieri e, successivamente, dal ridimensionamento del polo industriale avviato a partire dagli anni Settanta. Con la ricostruzione il tessuto urbanistico Terni ha assunto un volto nuovo, moderno, pur conservando monumenti anche insigni dell’epoca romana e medievale che convivono egregiamente con le brillanti soluzioni urbanistiche progettate dagli architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo, con sculture monumentali realizzate da maestri dell’astrattismo e con l’innovativo progetto di archeologia industriale per il recupero attento e sistematico degli edifici industriali dismessi al fine di preservare e valorizzare la forte identità urbana della città.