Copertina dell'itinerario Costa Smeralda. Oltre il glamour.
Sardegna

Costa Smeralda. Oltre il glamour

Itinerario

Costa Smeralda. Oltre il glamour

in collaborazione con Touring Club Italiano

Lungo il nastro costiero più chic del Mediterraneo la natura non mai ha smesso di dire la sua regalando emozioni paesaggistiche di variopinta bellezza. Tra Porto Rotondo e Porto Cervo, raffinate colonne d’Ercole del bel mondo in relax dove ville e strutture spariscono discrete tra boungaville e lentischi, l’acqua di tenero verde incontra i bianchi, i rosa e i grigi dei contrafforti di granito lavorati dal vento e modellati in un bizzarro bestiario pietrificato di tartarughe, elefanti, orsi. Onde, sole e forza eolica hanno giocato a ricamare la costa di isole, scogli, promontori e falci sabbiose che dal golfo di Cugnana si spingono fino all’insenatura di Poltu Quatu, ormai in vista della Maddalena. Il bagno si fa nello smeraldo liquido di spiagge e calette dai nomi gentili, che sembrano firmate da divinità marine come spiaggia di Ira, Razza di Giuncu, Liscia Ruja, Capriccioli, Liscia di Vacca. La storia più antica e nuragica, invece, si scopre ad Arzachena, che sulla costa non è ma che della Costa Smeralda si fregia del titolo di capitale.

Il nome gallurese della Costa Smeralda è Monti di Mola. E questo la dice lunga sull’elemento che caratterizza la cuspide nordorientale della Sardegna, ovvero quelle imponenti rocce di granito lavorate dal vento e dall’acqua che si tuffano nel mare smeraldino come montagne in miniatura dai profili impossibili e affilati come mole. Nessuno può rimanere indifferente davanti a tanta cromatica bellezza. Nessuno. Nemmeno un principe. Tra cronaca e qualche pindarico racconto, l’origine della Costa Smeralda come paradiso di vacanze patinate si deve al principe arabo Karim Aga Khan IV che, agli inizi degli anni Sessanta, sorvolando il litorale – ecco un volo pindarico –, rimase ammaliato dal mare e dalle terre galluresi e mise in piedi un’operazione turistico-immobiliare che cambiò per sempre il volto di questi luoghi popolati da contadini e pastori e per la quale si avvalse di materiali autoctoni come il legno e il pregiato granito. A lui si deve la fondazione di Porto Cervo, cuore mondano della Costa Smeralda ed emblema dello stile neomediterraneo o “neonuragico” che dà l’imprinting alle case, alle strutture ricettive, al porticciolo a sette pontili, all’iconica piazzetta e alla candida chiesa di Stella Maris dove, si dice ma non si sa con certezza, è custodita un’opera di El Greco. Conformazione simile ha Porto Rotondo, con la sua piazzetta bijoux che è un place to be, il porto turistico dove ormeggiano yacht di cui non si vede la prua e la chiesa di San Lorenzo, dalla sorprendente forma di carena di nave rovesciata e decori lignei in pino di Russia. Fuori dal mondo ovattato della mondanità, la Costa Smeralda si fa mare e spiagge per cinquanta, indimenticabili chilometri. L’imbarazzo del tuffo si pone già a Porto Rotondo, nel cristallo salato di Iscia Segata, Punta Volpe e della spiaggia di Ira, poi nelle insenature intatte e protette dal granito del golfo di Cugnaga, che di questo litorale è profumata porta marittima; e ancora a punta Capriccioli, dirimpettaia di Cala di Volpe, il piccolo villaggio rintanato nella costa dove la movida è effervescente, nelle spiagge esclusive del Principe e del Ramazzino e nelle più ampie del Piccolo e Grande Pevero e infine a Liscia di Vacca, circondata da prati e cascatelle. Lasciati alle spalle il mare, la macchia e i fusti piegati e costretti al suolo dalla forza del vento, si giunge ad Arzachena per scoprirne, a pochi chilometri dal centro che fu antica stazione di posta romana, suggestive vestigia nuragiche come le tombe dei giganti di Lu Coddhu ‘Ecchju e di Li Lolghi. Luoghi sacri della millenaria storia gallurese, il tesoro più ancestrale dell’isola.

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