Tappa 3

Colo

www.comune.bosa.or.it

CASTELLO DEI MALASPINA
www.castellodibosa.com
Condizioni di visita: ingresso a pagamento

CHIESA DI SAN PIETRO
www.castellodibosa.com/castellodibosa/castello-malaspina-bosa/la-chiesa-di-san-pietro.html
Condizioni di visita: ingresso a pagamento (su prenotazione)

Documentata da un’iscrizione fenicia fin dall’XI secolo a.C., municipio in epoca romana, feudo potentemente fortificato dei Malaspina, Bosa, tra le più attraenti città della Sardegna per i suoi caratteri urbanistici e ambientali, vista nel suo insieme sembra un quadro naïf con le sue case di pietra ingentilite da colori pastello, il verde degli ulivi che la cingono, i gialli, i rossi, gli azzurri delle imbarcazioni dei pescatori, il blu cobalto del mare sullo sfondo. L’abitato si dipana lungo le sponde del fiume Temo, che scende dalle alture di Villanova e che nei secoli ha determinato fortune e declino della città. Se il Temo è l’elemento orizzontale del paesaggio bosano, quello verticale è il profilo del castello dei Malaspina che si staglia sul colle di Serravalle a guardia del centro storico. Costruito a partire dal XII secolo dalla potente famiglia di cui porta il nome, fu ampliato e rimaneggiato nei secoli successivi. All’interno della cinta, nella piazza d’armi fu costruita nel XIV secolo la chiesa di Nostra Signora de sos Regnos Altos, poi rimaneggiata, dove negli anni Settanta del secolo scorso un restauro ha portato alla luce uno splendido ciclo affrescato riferito ad ambiente italo-provenzale e ambito francescano, databile agli anni tra il 1350 e il 1370: articolato sulle tre pareti principali del corpo di fabbrica primitivo, ha come tema la vanità dei beni materiali e il riscatto dalla morte offerto dall’eucarestia. Scendendo dalla collina, si attraversa il quartiere medievale Sa Costa, caratterizzato da stradine acciottolate e scalinate in trachite, e si giunge in via del Carmine, un tempo la via delle Sas Tendas (le botteghe), che conduce all’omonima piazzetta alberata su cui affaccia la bella chiesa sette-ottocentesca del Carmine. Siamo ormai al piano, a livello del fiume, e vicino è corso Vittorio Emanuele, principale arteria del quartiere di Sa Piatta che si presenta come un raffinato spazio urbano pavimentato in basalto e ciottoli, delimitato da alte case sette-ottocentesche abbellite da eleganti portali e graziosi balconcini decorati in ferro battuto. Ne fiancheggia l’estremità orientale la cattedrale dell’Immacolata con le sue caratteristiche cupolette e il robusto campanile in trachite, rifatta nel primo Ottocento su una precedente struttura quattrocentesca. Oltre la facciata della cattedrale, via Roma scavalca con un ponte il fiume Temo e arriva nel quartiere artigiano di Sas Conzas, bellissimo esempio di architettura protoindustriale che raggruppa una serie di casette affiancate costituite da due corpi di fabbrica e grandi fabbricati che si affacciano sul corso d’acqua, destinati dal Settecento fino agli anni Sessanta del secolo scorso alla concia delle pelli. Dichiarati nel 1989 monumento nazionale, sono stati sottoposti a tutela e dall’inizio degli anni 2000 a un meticoloso intervento di recupero architettonico. Un paio di chilometri a monte del ponte sul Temo, da cui si coglie una delle più belle vedute di Bosa, sia verso la collina di Serravalle sia sul lungofiume, portano alla bella chiesa di san Pietro, l’antica cattedrale della diocesi di Bosa, uno dei più antichi esempi di romanico in terra sarda, la cui costruzione fu avviata tra il 1062 e il 1073, anni a cui risale il corpo centrale, di cultura romanico-lombarda. Mezzo secolo più tardi vennero eretti l’abside, con le due campate contigue, e il robusto campanile, e all’ultimo decennio del Duecento si datano la facciata e la fiancata sinistra, fortemente influenzate dal gotico francese importato dai Cistercensi, cui nel frattempo la chiesa era stata affidata.

 

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