Valtellina. Incanti alpini
Itinerario
Valtellina. Incanti alpini
Piste da sogno, sentieri intatti, cime innevate. Si arriva preparati, in Valtellina, alle bellezze naturalistiche della montagna. Ma può capitare di rimanere sorpresi davanti alle sale affrescate di palazzo Besta a Teglio, raffinata “reggia alpina” rinascimentale che custodisce, altra sorpresa, una stele preistorica. L’effetto prospettico della Camera delle Otto Meraviglie di palazzo Salis a Tirano illude l’occhio, portandolo fuori dall’edificio, dove il Trenino del Bernina è in partenza per un viaggio straordinario tra le montagne e il santuario della Madonna di Tirano innalza la sua cupola cinquecentesca. Oltre, la valle fa un guizzo, ed è tutta da seguire, di qua e di là dall’Adda, fino a Bormio, dove le fatiche dello sci saranno rinfrancate dai piaceri termali e dai silenzi del Parco dello Stelvio, il più esteso dell’arco alpino.
Mondo di antica storia, straordinari paesaggi e ambienti di alta montagna, la Valtellina ha piedi nel lago di Como, in cui sfocia l’Adda, e testa tra i monti delle alpi Retiche, dove il fiume, che con il suo corso segna il tracciato di tutta la valle, ha origine. La porzione a est di Sondrio è chiamata media e alta Valtellina, e il nome è quasi un invito a entrarvi gradatamente. Le soste nella valle “media” sono immersioni affascinanti nella storia e nell’arte di quota e di confine. La piccola Teglio, da cui, a proposito di nomi, l’intera “Vallis Tellina” prende denominazione, concentra in pochi metri un’antologia di arte cinquecentesca, da sfogliare nei decori marmorei della chiesa di S. Eufemia e nelle sale di palazzo Besta, signorile dimora valtellinese che accoglie in un armonioso cortile affrescato. Tra figure bibliche e mitologiche cui i muri sembrano stare stretti, si attraversano le sale del palazzo fino all’Antiquarium Tellinum, dove l’attenzione è catalizzata da una grossa pietra incisa: è la stele di Caven, ha 5000 anni e rappresenta la Dea Madre. Appagata la vista e svelati i misteri, tocca appagare il gusto. A indicare la via sarà il profumo dei pizzoccheri, che a Teglio, dove il grano saraceno si coltiva da più di quattro secoli, si preparano a regola d’arte.
Altre regole, quelle accorte dell’illusione ottica, si sperimentano a Tirano, nei saloni di palazzo Salis, seicentesca dimora patrizia dove l’apparenza dei trompe-l’œil inganna a tal punto da provare la tentazione di accarezzare i tessuti dipinti del Saloncello o di andare a vedere se, oltre il soffitto della Camera delle Otto Meraviglie, ci sia davvero il cielo. Non è un’illusione, invece, il paesaggio che si dispiega dai finestrini del Trenino Rosso del Bernina, la ferrovia più alta d’Europa che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità e che congiunge Tirano a Sankt Moritz arrampicandosi fino a 2253 m di altitudine. A protezione del paese e delle sue montagne, il santuario della Madonna di Tirano innalza al cielo, in un impeto rinascimentale, cupola e campanile.
Con l’Adda a riferimento, si risale la piana di Bormio, antica terra di transito. Ora, sì, si entra in alta valle. Bormio è porta occidentale del Parco nazionale dello Stelvio, che nel massiccio dell’Ortles-Cevedale tocca i 3905 m. Bormio è a un passo da uno dei passi più alti d’Europa, quel valico dello Stelvio che collega Valtellina e Val Venosta a 2758 m. Bormio è sci di quota, dove le lamine si tengono perfette per “ingoiare” i mille e più metri di dislivello della Stelvio, una delle piste di discesa libera più spettacolari al mondo. Tornati sulla terra, il relax attende alle storiche terme da cui, tra i vapori, si ammirano le montagne.