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Basilicata

Vulture. Laghi, castelli, borghi nel bosco di Federico

Itinerario

Vulture. Laghi, castelli, borghi nel bosco di Federico

in collaborazione con Touring Club Italiano

La prima cosa che colpisce del Vulture Melfese è la ricchezza del territorio, che alterna monti ricoperti da foreste a colline e valli fra le più fertili del suolo lucano. A rendere generosa quest’area è l’origine vulcanica dell’omonimo monte, che nei millenni con le sue colate laviche ha fecondato il circondario sul quale domina imperioso; oggi, spento e innocuo, nelle sue bocche crateriche ospita i Laghi di Monticchio, due macchie d’azzurro alimentate da ricchissime sorgenti e immerse nel verde dei boschi. Furono proprio questi fitti boschi a sedurre Federico II, che scelse queste terre per potersi dedicare alla caccia e alla prediletta arte della falconeria, costruendovi masserie regie e castelli, come quelli di Melfi e di Castel Lagopesole, rispettivamente a nord e a sud del Vulture. A unirli una strada immersa in uno splendido paesaggio naturale, dove prosperano i vitigni del rinomato Aglianico e sfilano borghi di pietra e chiesette rupestri a comporre un quadro intenso e variegato. Si visitano così Rapolla, città di acque termali, Barile, custode della sua cultura arbëreshë portata dai coloni albanesi in fuga dalle persecuzioni ottomane, Rionero in Vulture, vivace cittadina avvolta dai boschi del vulcano, Ripacandida, fiera dello straordinario ciclo pittorico custodito nella chiesa di San Donato, e Atella, tra i cui vicoli medievali si percepisce la sua storia passata.

Una sconfinata distesa di verde, dove si alternano monti ammantati da foreste, variopinte colline ricoperte di vigneti (questa è la patria dell’Aglianico Doc), ampie vallate sorprendentemente fertili dove distese di ulivi si alternano a campi di grano e frutteti. A rendere fertile il territorio è l’origine vulcanica del monte Vulture (1326 metri), che nei millenni con le sue colate laviche ha fecondato il circondario sul quale domina imperioso. Oggi spento, è stato un vulcano impetuoso, irruento, la cui attività iniziata circa 600.000 si è protratta fino al Pleistocene, circa 130.000 anni fa, quando lo stato di quiescenza si è stabilizzato. Le sue bocche crateriche sono ora occupate dai laghi di Monticchio, due macchie d’azzurro immerse nel verde dei boschi alimentate dalle ricchissime sorgenti di queste terre. Un eden naturalistico che grazie alla sua posizione strategica fra Puglia e Campania fu terra di conquista e di battaglie, luogo di incontro e scontro tra popoli: Dauni, Sanniti, Lucani, coloni greci, e poi la lunga dominazione romana, le invasioni barbariche… in tanti qui si sono avvicendati per lo sviluppo, e il controllo, dei commerci. «Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incompiuto…», scriveva Carlo Levi in “Cristo si è fermato a Eboli”, prezioso ricordo del suo confino in terra lucana. Nessuno, tranne Federico II di Svevia, il Normanno, lo “Stupor Mundi”, sovrano illuminato e carismatico che nel territorio ha lasciato una grande eredità storico-culturale. Folgorato dal verde intenso della foresta vulcanica, l’imperatore elesse le terre e le contrade del monte Vulture a sua dimora prediletta e i rigogliosi boschi di faggi, querce e castagni a suo eden per la falconeria. Sono sua eredità i castelli che presidiano questo territorio, quello di Melfi, a nord, alle pendici del Vulture, dove Federico II promulgò, nel 1231, le celebri Constitutiones Augustales, o Costituzioni melfitane, che regolavano il diritto feudale e riconoscevano alle donne il diritto di successione ereditaria. A sud, maestoso nella splendida valle di Vitalba, grondante di castagni e vigneti, svetta il castello-residenza di Castel Lagopesole, luogo federiciano per eccellenza. A unirli una strada delimitata da un magnifico paesaggio naturale, poco più di una trentina di chilometri dove sfilano chiese rupestri, come quelle di Santa Margherita e di Santa Lucia, o borghi dove ogni pietra ne custodisce la storia, come Rapolla, città di acque termali e fiera della sua cattedrale duecentesca, Barile, uno dei maggiori centri di cultura arbëreshë in terra lucana, posta su due colline tufacee separate da un burrone, Rionero in Vulture, dinamica cittadina con un centro storico caratterizzato da palazzi settecenteschi con portali scolpiti in pietra, Ripacandida, al cui ingresso si viene accolti dalla chiesa di San Donato, custode di uno splendido ciclo pittorico cinquecentesco che le è valso l’appellativo di “piccola Assisi”. Infine si tocca Atella, che conserva parte dell’impianto medievale, prima di approdare a Castel Lagopesole.

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