Cogne
UFFICIO DEL TURISMO DI COGNE
Rue Bougeois 34
MAISON DE PITZ
Rue Dr. Grappein 50
www.lesdentellieresdecogne.com
MAISON Gérard Dayné
Rue Sonveulla 30
Perla al margine settentrionale del Parco Nazionale Gran Paradiso, Cogne è meta di sport estivi e invernali. Le vette del massiccio (il cui è culmine a 4061 m) e i tracciati che ne solcano le pendici sono vocati all’alpinismo e al trekking, le oltre cento cascate che gelano in inverno (di cui quelle della frazione di Lillaz, tre impressionanti salti di roccia, sono le più famose) richiamano arrampicatori di diverso livello, mentre nella vastissima prateria di Sant’Orso si pratica lo sci di fondo. Salvaguardata dalla speculazione edilizia, la prateria è il segno distintivo di Cogne, ancora oggi cuore delle attività agricole (il fieno per gli allevamenti locali viene da qui).
Nell’antico abitato, punteggiato da vecchie case rurali con balconi in fiore e ferri battuti a ornamento, spicca il campanile ottocentesco della parrocchiale di Sant’Orso, edificio di origine duecentesca, rifatto nel XVII secolo e ristrutturato nel XX. Nell’interno barocco, la statua in alluminio di Santa Barbara, protettrice dei minatori, proviene da Colonna, uno dei siti minerari del territorio di Cogne attivi fino agli scorsi anni Settanta.
Decine di volenterose signore locali, associate nella cooperativa Les Dentellières de Cogne, tramandano di generazione in generazione la lavorazione del pizzo a tombolo, che a Cogne risale alla metà del XVII secolo, quando alcune suore benedettine provenienti dalla Francia portarono in Valle d’Aosta la tecnica di lavorare il filo (un tempo di canapa, oggi di lino) avvolto in fuselli e quindi intrecciato per formare motivi e animali della tradizione alpina. Pizzi e manufatti, nonché le dentellières al lavoro, si possono ammirare alla Maison di Pitz, comprendente un negozio e una piccola esposizione permanente. Nella Maison Gérard-Dayné, casa rurale del XVII secolo trasformata in museo, si racconta la vita domestica della Cogne che fu, con gli spazi in cui convivevano uomini e animali, gli attrezzi del lavoro forestale, il fienile e le cantine ipogee dove si conservavano vino e vivande.
Per le strade del paese, a fine settembre, il borgo rivive ogni anno la Dévetéya, antichissimo rito della “demonticazione” del bestiame dagli alpeggi estivi: per l’occasione, le mucche sono agghindate di fiori, nastri e rami di abete.