Tappa 5

Molfetta

INFO POINT
Via Piazza 27
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Tra i più importanti porti pugliesi, Molfetta sorge in un’area abitata fin dal Neolitico. Anticamente si chiamò Melphi, poi, tra il 1129 e il 1528, Melphicta. È proprio il porto il luogo intorno a cui ruota tutta la storia della città: qui per secoli affluirono mercanti dalle Repubbliche marinare, dalla Dalmazia e dalla Grecia, nonché buona parte del traffico legato alle Crociate per la Terra Santa. Di conseguenza l’abitato crebbe notevolmente, uscendo pressoché indenne dalle devastazioni francesi del 1529 e dalle ondate migratorie che tanto afflissero altri centri pugliesi. Il centro antico, a pianta ellittica, è attraversato da un fitto dedalo di viuzze su cui affacciano antiche costruzioni, come il Palazzo di Città e l’adiacente Sala dei Templari, del XII secolo, il quattro-cinquecentesco Palazzo Giovene e, proprio a ridosso della città vecchia, il settecentesco Palazzo Poli, tra le dimore private più interessanti della Terra di Bari. La Cattedrale barocca è la chiesa principale; l’attiguo Seminario vescovile ospita una splendida Biblioteca e il Museo diocesano “Mons. Achille Salvucci”, che raccoglie opere di arte sacra, paramenti e dipinti, oltre a reperti neolitici provenienti dal Pulo di Molfetta, una grande dolina carsica che si trova a una manciata di chilometri nell’entroterra. Altra chiesa notevole è la basilica di Santa Maria dei Martiri, di origini normanne (XII secolo), ma rifatta nell’Ottocento: qui si trova l’antica icona bizantina della Madonna Glykophilousa, probabilmente portata dall’Oriente dai crociati. Una passeggiata sul porto, affollato di pescherecci e cantieri navali dove si producono ancora tradizionali imbarcazioni in legno, restituisce la vocazione marinara della città. E proprio sul porto affaccia il Duomo, imponente e significativo luogo di culto romanico con cupole in asse.

DUOMO DI SAN CORRADO (MOLFETTA)
Via della Chiesa Vecchia
La Cattedrale è dedicata al protettore della città, nobile di Baviera che, dopo una gioventù avventurosa da guerriero crociato, si ritirò in eremitaggio in una grotta in Terra di Bari. Iniziata intorno alla metà del XII secolo e terminata nel successivo, la chiesa fu edificata secondo lo schema costruttivo ampiamente in uso dall’XI secolo nelle opere conventuali benedettine della zona: consta di tre cupole di diversa dimensione, rivestite all’esterno con strutture piramidali, e di navate laterali voltate con semibotti. La prima costruzione dovette avere diverse fasi di esecuzione, come dimostrano le due torri campanarie (unico esempio giunto a oggi nella sua integrità morfologica) e l’accenno delle arcate laterali cieche, che si richiamano all’architettura della basilica di San Nicola a Bari. L’attuale facciata sul porto, pensata perché la chiesa fosse ben visibile dal mare, è stata restituita a tale funzione dai restauri degli anni ’30 del Novecento: arricchita da due cappelle, poste come torri mozze, si presenta in consonanza tipologica con le analoghe espressioni architettoniche del Romanico pugliese. Sulla corte di San Corrado si apre il prospetto laterale, che probabilmente nel Medioevo era quello principale, rivolto al nucleo storico. L’interno a tre navate conserva, dell’originale arredo sacro, l’acquasantiera del Saraceno (XII secolo), un coevo pluteo in pietra (cappella di San Michele Arcangelo) e l’altorilievo duecentesco in pietra che regge l’altare maggiore.

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