Gavi
COMUNE
Via Mameli 44
Tel. 0143642712
www.comune.gavi.al.it
Centro d’elezione di uno dei più rinomati vini bianchi piemontesi, il Cortese di Gavi DOCG, ricavato esclusivamente dall’omonima uva, Gavi ha da sempre legato il suo destino a quello del suo castello. Posta alla confluenza del torrente Neirone nel Lemme, fu centro fortificato già durante l’Impero Romano, quando la sua rocca presidiava la Via Postumia, importante strada di comunicazione tra Genova, il Monferrato e la Lombardia. Uno spiccato carattere ligure connota il suo centro storico, la colorata Via Mameli con le facciate dipinte in puro stile genovese e l’irregolare Piazzetta Martiri della Benedicta. Qui sorge la romanica Parrocchiale di San Giacomo, con la torre campanaria ottagonale e un portale in cui è scolpita un’eloquente Ultima Cena di espressiva composizione. Dell’antica cinta fortificata fatta erigere dal marchese Alberto da Gavi nel XII secolo per proteggere la città rimane in piedi solo il Portino, porta turrita in arenaria con tetto a capanna e un arco ogivale sormontato da una bifora.
FORTE DI GAVI
Via al Forte;
Tel. 0143643554
amici@amicidelforte.it
www.amicidelforte.it
Apertura: visite guidate nei giorni e negli orari segnalati sul sito web
polomusealepiemonte.beniculturali.it/index.php/musei-e-luoghi-della-cultura/forte-di-gavi/visita-il-forte-di-gavi
Condizioni di visita: ingresso a pagamento; prenotazione obbligatoria: drm-pie.gavi@beniculturali.it
Furono i Genovesi, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, a trasformare l’antico Castello di Gavi in una fortezza, resa inespugnabile nel 1626 da uno dei più grandi esperti di costruzioni militari dell’epoca, Fra Vincenzo da Fiorenzuola, il domenicano che, oltre ad occuparsi di calcoli matematici e ingegneristici, fu anche commissario del Sant’Uffizio e nel 1633 processò Galileo Galilei. Il religioso e architetto dotò il forte di sei robusti bastioni uniti fra loro da una spessa cortina muraria munita di cannoniere. I lavori di rafforzamento continuarono con la fortificazione del Monte Moro e poi man mano, fino alla fine del XIX secolo, con la costruzione di alloggi per i soldati, cisterne, stalle e polveriere con soffitti a prova di bomba. Entrando nel Basso Forte si possono ancora vedere le grandi camerate vuote, le cucine, le celle per i prigionieri protette da porte di ferro, la cappella e le scuderie e immaginare come fosse difficile e faticosa in tempo di guerra la vita dei circa mille soldati che vivevano in questo enorme, umido ma spettacolare fortilizio.