Modena
DUOMO DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO E SAN GEMINIANO
Corso Duomo
Tel. 0592033122
coordinamento@comune.modena.it, info@visitmodena.it
www.visitmodena.it/it/scopri-modena/arte-e-cultura/chiese-ed-edifici-religiosi/modena/cattedrale-duomo-di-modena
www.unesco.modena.it
Apertura: lunedì 10.30-12 e 15.30-17 (luglio-agosto 10.30-12.30 e 15.30-17); martedì-sabato 10.30-12 e 12.30-17 (luglio-agosto 10.30-17); domeniche e festivi 13.30-16.30 (luglio-agosto 12.30-16.30)
Le quattro grandi lastre di pietra scolpita che adornano la facciata del Duomo sono unanimemente riconosciute come uno dei capolavori dell’arte romanica. Scolpite dal maestro Wiligelmo a partire dal 1099, le Storie della Genesi sono sequenze sceniche che espongono i momenti salienti del primo libro della Bibbia ravvivandoli di intensa carica espressiva. A nove secoli di distanza colpisce ancora l’impaginazione delle figure incorniciate da eleganti archetti pensili, la scelta delle scene e, soprattutto, la grande efficacia narrativa di questo antico “fumetto” che parlava con immediatezza didascalica all’intero popolo dei fedeli, senza distinzioni di censo e di cultura. La fantasia aiuta a immaginare lo stupore degli antichi visitatori – in un mondo e in un'epoca dove le immagini erano rare e preziose – davanti alle figure di Adamo ed Eva: dapprima creati, poi sorpresi a mangiare il frutto proibito, quindi costretti a lasciare l’Eden, a coprire le proprie nudità e a guadagnarsi da vivere col duro lavoro. Non mancano gli episodi drammatici: Caino uccide Abele con una tremenda bastonata, però viene a sua volta trafitto dalla freccia scagliata dal cieco Lamech. Ma nell’ultimo pannello riappare la speranza: Noè e sua moglie scrutano le acque dalle finestrelle dell’Arca, infine il patriarca approda con la sua discendenza per dare vita a una nuova umanità. L’accuratezza e il realismo espressivo tramandano la straordinaria perizia artistica di Wiligelmo, scultore lombardo considerato il maestro dell’arte romanica. A lui e ai suoi discepoli si devono numerose altre opere che adornano l’esterno del Duomo, come il meraviglioso portale centrale dove le figure di dodici profeti sono incorniciate da un raffinato rilievo con viluppi vegetali stretti sugli uomini a rappresentare i pericoli della “selva oscura” dell’esistenza terrena, insidie raffigurate anche in altre sculture da animali feroci e creature mitologiche. In tema di forti simbolismi è interessante la lastra con la scritta, probabilmente postuma, che ricorda in latino medievale la grandezza del maestro: «Quanto tra gli scultori / tu sia degno di onore / è chiaro ora, o Wiligelmo /per le tue opere». Una “firma” rara per quei tempi, non a caso posta fra i profeti Enoch ed Elia – assunti in cielo prima della morte – quasi per sottolineare l’immortalità delle opere del Maestro.
TORRE DELLA GHIRLANDINA
Piazza Torre
Tel. 0592032660 (Ufficio Informazioni Turistiche)
torreghirlandina@comune.modena.it, info@visitmodena.it
www.visitmodena.it/it/scopri-modena/arte-e-cultura/il-sito-unesco/torre-ghirlandina
Apertura: aprile-settembre, martedì-venerdì 9.30-13 e 15-19, sabato, domenica e festivi 9.30-19; ottobre-marzo, martedì-venerdì 9.30-13 e 14.30-17.30, sabato, domenica e festivi 9.30-18.30
Condizioni di visita: ingresso a pagamento. Prenotazione obbligatoria.
L’elegante torre campanaria che svetta accanto al Duomo è il più forte simbolo identitario della cittadinanza e un incomparabile complemento all’armonia architettonica di Piazza Grande. Universalmente conosciuta come Ghirlandina – probabilmente in riferimento al doppio ordine di ringhiere che le fanno da corona – ha un profilo visibile da ogni direzione quando ci si avvicina a Modena, rivelando la sua funzione originaria di “faro” per i viaggiatori diretti verso la città. La costruzione iniziò contemporaneamente a quella del Duomo; dopo la metà del XII secolo contava cinque piani ed era adibita a torre di avvistamento e di sorveglianza delle porte cittadine, oltre a custodire gli atti dell’amministrazione comunale. Soltanto attorno al 1320 la Ghirlandina assunse le sembianze definitive a opera di Arrigo da Campione, che aggiunse due piani e la caratteristica punta ottagonale svettante sulla struttura quadrangolare, introducendo anche elementi gotici sapientemente amalgamati con il romanico originario e portando così l’altezza totale a più di 86 m. La salita alla torre rivela ambienti insospettabilmente ampi e ornati da resti di affreschi e da capitelli scolpiti; nella Sala della Secchia è esposta una copia della celebre Secchia rapita, protagonista del poema omonimo di Alessandro Tassoni che narra in chiave eroicomica le lotte medievali tra Modenesi e Bolognesi. La breve fatica della salita termina nella Stanza dei Torresani, a poco più di metà altezza della torre: da lassù si domina tutta Modena, con i caldi colori dei coppi tagliati in due dalla fuga prospettica della Via Emilia.