Cogne. Prati e merletti all’ombra del Paradiso
Itinerario
Cogne. Prati e merletti all’ombra del Paradiso
Cogne è un assaggio di Paradiso, quello del Parco e del Quattromila tutto italiano che è orgoglio e quinta scenica del borgo valdostano. Uno scrigno di tradizioni, da ammirare nei ricami delle dentellières, le merlettaie che riproducono in minuzioso pizzo fiori, animali e antichi oggetti, e da vivere tra le case in pietra e legno che affacciano sulla prateria di Sant’Orso. Già, la prateria. Un incanto di colori e profumi in estate, quando le erbe di montagna sono in pieno rigoglio e le attività contadine fervono, un manto di silenzi in inverno, quando l’unico rumore è il ritmato scivolio delle lamine del fondo e il respiro si fa svelto. Altro rumore: quello delle vicine cascate di Lillaz. Altri colori: quelli del Giardino alpino Paradisia. Altro respiro: quello necessario a raggiungere il rifugio Sella, antica casa di caccia dove gli incontri a tu per tu con gli stambecchi sono all’ordine dell’escursione.
Succede spesso, in Valle d’Aosta, che strade tortuose e strette tra alte pareti di roccia aprano a panorami straordinariamente ampi e idilliaci. Così accade a Cogne, il borgo fiorito ai piedi del Gran Paradiso la cui prateria di Sant’Orso, fiammante di verde in estate e ammantata di bianco in inverno, è un gioiello paesaggistico della cui integrità i cogneins sono da sempre gelosi e strenui custodi. Nel 1925, a soli tre anni dall’istituzione del primo parco nazionale italiano, Piero Giacosa, fratello del drammaturgo Giuseppe, in una guida di Cogne chiedeva già a gran voce la protezione “totale” dell’ampio avvallamento prativo. Il suo appello fu ascoltato dagli abitanti del borgo, che da allora rispettano la non edificabilità del polmone verde di Cogne, per la gioia di chi ne gode lo spazio integro in estate e degli sciatori di fondo in inverno. Oltre alla prateria più famosa dell’arco alpino, a sant’Orso è dedicata anche la parrocchiale, con la statua del santo che spicca in facciata e sembra vegliare sul nucleo storico perfettamente conservato.
Qui, come fiori, ferri battuti e legni intarsiati ricamano balconi e cortili, così le mani delle abili dentellières (merlettaie) ricamano al tombolo pizzi e merletti secondo un’antica tradizione che si tramanda da quattro secoli e che si può ammirare (e acquistare) alla Maison di Pitz. Sulle tracce degli antichi costumi locali, le tradizioni, stavolta architettoniche, sono evidenti alla Maison Gérard-Dayné, esempio di casa rurale del XVII secolo dove la disposizione degli ambienti e i materiali della montagna, la pietra e il legno, la fanno da padroni.
Fuori dal borgo, il Paradiso attende. L’ascesa alle vette del massiccio è miraggio degli alpinisti, ma bastano pochi minuti a piedi per raggiungere i roboanti salti rocciosi delle cascate della deliziosa frazione di Lillaz, che in inverno, con le loro pareti gelate, si trasformano nel paradiso (un altro) delle arrampicate su ghiaccio. Altrettanto agevole è la strada carrozzabile che porta alla frazione di Valnontey e all’omonima valle guardata a vista dal ghiacciaio della Tribolazione, il cui nome è già un programma, come lo è quello del Giardino botanico alpino Paradisia, che a 1700 metri esplode nei colori di oltre mille specie di fiori, erbe, piante e licheni delle diverse altitudini. Alla portata, quasi, di tutti è anche l’ascesa al rifugio Sella, ricovero alpino lungo l’Alta Via 2, affascinante itinerario naturalistico di quota della Valle d’Aosta. Dormire al rifugio è un’altra esperienza paradisiaca, perché è soprattutto alla sera che i grandi ungulati della montagna stazionano lenti nei prati che circondano le camerate incuranti della presenza degli umani.