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Piemonte

Colli tortonesi. In bici sulle orme di Coppi

Itinerario

Colli tortonesi. In bici sulle orme di Coppi

in collaborazione con Touring Club Italiano

Come si celebra un mito? Nel Monferrato lo sanno fare bene. Un affascinante angolo di Piemonte che oltre a essere terra di vino, tartufi e fortezze è anche patria di un mito del ciclismo, Fausto Coppi. Il campionissimo, nato e cresciuto sui colli tortonesi, ha collezionato vittorie grazie all’indiscutibile talento ma anche alla dedizione e a quel suo modo un po’ insolito di gareggiare, con quelle volate in solitaria che gli davano notevoli vantaggi sui rivali. Coppi ha dato lustro a questi colli e questi colli gli rendono lode. A partire da Castellania, suo paese natale, che si veste di Fausto su ogni parete e ha trasformato la sua casa in un museo, fino ai tracciati ciclabili che seguono le sue orme e la sua passione. Strade ancora prive di traffico che accarezzano naturalmente i dolci saliscendi, affiancano campagne fatte di filari di viti e colture, attraversano paesini con case modeste e cascine operose dove il tempo sembra essersi fermato, e toccano città e borghi degni di sosta, da Castellania a Volpedo, da Tortona a Novi Ligure.

Siamo nel Monferrato, una terra su cui, probabilmente, è scesa la benedizione degli dèi del ciclismo. Fausto Coppi è nato sui colli tortonesi, a Castellania (oggi Castellania Coppi in suo onore), nel 1919. Magro, così magro da essere soprannominato “stringa”, e povero. Da ragazzino lavorava come garzone per una salumeria di Novi Ligure, dove andava e tornava a cavallo della sua bicicletta, una Maino grigio perla. Su colline nebbiose o verdissime, su strade polverose, sterrate e assolate oppure schivando cumuli di neve e lastre di ghiaccio, Coppi spingeva e pedalava e sudava. Biagio Cavanna, ex pugile, ciclista, massaggiatore e personal trainer, poi amico e confidente di Coppi, sapeva che quelle gambe rachitiche nascondevano muscoli promettenti e che quella cassa toracica così ampia era perfetta per immagazzinare fiato a volontà. I duri workout su e giù per le salite e le discese dei colli tortonesi hanno restituito al Grande Airone vittorie, canzoni, film e la consacrazione a mito intramontabile del ciclismo. Coppi riuscì a compiere imprese eroiche che rendevano un po’ più radiose quelle giornate in cui era ancora impossibile scrollarsi di dosso le immagini della guerra. Come il leggendario trionfo nella tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia del ’49: Coppi se ne va in solitaria per 192 km. E alla radio gracchia la voce di Mario Ferretti: «C’è un uomo solo al comando. La sua maglia è biancoceleste. Il suo nome è Fausto Coppi». Intorno al mito del Grande Airone però c’è anche un territorio da scoprire. Per farlo, si possono percorrere in bicicletta queste strade del ciclismo epico di inizio ‘900 seguendo i tracciati de La Mitica, ciclostorica che si svolge ogni anno a giugno. Circa 50, 70, 90 e 100 km piuttosto impegnativi. Si parte e si arriva a Castellania pedalando in mezzo alla campagna, tra vitigni e campi di grano, su vie che risalgono i bassi rilievi e regalano panorami sui mosaici verdi e gialli dei campi. Le ruote girano su lingue grigie d’asfalto, su ciclabili, seguendo perlopiù provinciali, e lasciano orme su alcune strade bianche - come la Rampina, strada simbolo della ciclostorica che risale a Castellania. In base al percorso scelto si raggiungono luoghi che raccontano l’arte, la storia e il gusto del territorio: Volpedo e Tortona, raggiungibili percorrendo tutti i tragitti, e Novi Ligure, toccata dai due percorsi più lunghi.

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