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Lazio

Acquapendente. Passeggiare tra i boschi per scoprire il Museo del fiore

Itinerario

Acquapendente. Passeggiare tra i boschi per scoprire il Museo del fiore

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Il viaggio nel regno della biodiversità inizia da Acquapendente, il cui nome evoca un rapporto speciale con la natura: indica, infatti, la posizione di questo incantevole borgo, in provincia di Viterbo, situato nei pressi di piccole cascate che confluiscono nel fiume Paglia. In questo territorio si concentrano boschi e foreste che lo rendono unico per la sua ricchezza in termini di biodiversità. Per scoprilo, si parte dal Bosco Monumentale del Sasseto, una foresta vetusta con 30 specie di alberi dove perdersi calpestando i sentieri, tra i manti di muschi e felci e il profumo dei bucaneve e dei ciclamini.  Si entra poi nella Riserva Naturale di Monte Rufeno dove dominano querceti a prevalenza di cerro, il pino nero, il pino d’Aleppo e il pino marittimo e infine si raggiunge il piccolo ma prezioso scrigno del Museo del fiore, gioiello naturalistico della Tuscia.

La prima tappa del nostro viaggio alla scoperta della natura intorno ad Acquapendente è il Bosco monumentale del Sasseto, che per la sua magia è stato scelto spesso come set cinematografico (per esempio per il film Il racconto dei racconti di Matteo Garrone). Tra le caratteristiche naturali che lo rendono unico ci sono i massi lavici sparsi su un territorio di 61 ettari, originati da una rupe vulcanica, tra i quali sono cresciuti, e da decenni non vengono toccati, alberi secolari di diverse specie. Aceri, castagni, faggi, lecci e olmi, che ombreggiano rarissimi esemplari di quadrifogli. Il modo più piacevole per godersi le bellezze naturali del Bosco del Sasseto è di perdersi calpestando i suoi sentieri, tra i manti di muschi e felci e il profumo dei bucaneve e dei ciclamini. Il Bosco del Sasseto si trova all’interno della Riserva naturale di Monte Rufeno, istituita dalla regione Lazio nel 1983 per proteggere quasi 3 mila ettari di territorio, dove dominano querceti a prevalenza di cerro, ma anche il pino nero, il pino d’Aleppo e il pino marittimo. Il valore di questa riserva, dal punto di vista della biodiversità, è contenuto in un dato: qui si incrociano il 30 per cento delle specie faunistiche presenti in Italia. Per conoscere i segreti della Riserva di Monte Rufeno il consiglio è di trascorrere almeno una notte in un vecchio casale in pietra o in un agriturismo, dove potrete fare anche acquisti a chilometro zero, dal miele millefiori al Biscotto di Sant’Antonio, un pane dolce a forma di treccia, la cui ricetta risale alla fine del Cinquecento. Infine, tra i boschi della Riserva di Monte Rufeno, quasi nascosto dagli alberi, si trova il Museo del fiore, terza tappa del viaggio, gioiello naturalistico, curato in collaborazione con l’università della Tuscia, in provincia di Viterbo. Attraversando le sale del piccolo museo è possibile scoprire tutto sui fiori, dalle diverse specie alle tecniche di coltivazione, dall’impollinazione all’importanza della flora per la sostenibilità ambientale.

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