Parma. Gioiello padano
Itinerario
Parma. Gioiello padano
All’apice del Romanico, del Gotico, del Rinascimento. È questo ciò che si coglie nel centro storico di Parma, dove per secoli opere e artisti si sono contesi il primato della bellezza. L’occhio si perde, in piazza Duomo, davanti al Battistero, il prisma marmoreo di Benedetto Antelami, colui che dalla pietra sapeva trarre emozioni e umanità e che nel vicino Duomo lasciò la sua Deposizione, la cui dolcezza incanta oggi come nove secoli fa. Non è facile, poi, prendere le parti nella contesa artistica tra Correggio e Parmigianino che, a colpi di prospettive ardite e plastiche movenze, misero genio e maestria nella basilica della Steccata, nella chiesa di San Giovanni, dove dal tripudio di nuvole e angeli della cupola sembra di essere risucchiati in Paradiso, e nella Camera di San Paolo, in cui tutto, persino l’architettura, è dipinto. I due maestri si incontrano ancora alla Pilotta, contenitore di arte e cultura di fondazione farnese, dove la grandiosa scena del teatro ligneo spesso risuona di note verdiane. Altra scena, neoclassica, quella del Teatro Regio, tempio per melomani esigenti a pochi passi da piazza Garibaldi, polo civico della città.
Da Parma si rimane stregati, e non c’è da stupirsi. Era accaduto anche a Giuseppe Verdi e ad Arturo Toscanini, suoi “figli musicali”, a Maria Luigia d’Austria e a Stendhal. La città da sempre emana il suo fascino su artisti e creatori di genio che, in nome dei vescovi, del libero Comune, delle signorie e del secolare governo dei Farnese, hanno contribuito a fare di Parma una piccola ed elegante capitale europea. Nel reticolo del centro storico, che è un piacere esplorare a piedi, tutte o quasi le vie portano in piazza Duomo, spazio raccolto alla cui malia architettonica e scultorea è impossibile resistere. Le loggette della maestosa facciata della Cattedrale sembrano dialogare con quelle del Battistero, dove lo sguardo si confonde tra strombi, falsi portici e le fantasmagoriche figure di un antico bestiario sacro e profano, elementi di una strategia comunicativa tutta medievale che portano la firma di Benedetto Antelami, giunto a Parma nella seconda metà del XII secolo con modi e novità lombarde. Per capire la portata innovativa dello scultore-star, basterà varcare la soglia del Battistero e mettersi in contemplazione della narrazione in pietra del ciclo dei Mesi, oppure entrare in Duomo per ammirare la Deposizione di Cristo, in cui le figure scolpite interagiscono tra loro come in una rappresentazione teatrale.
Non ci si dimentichi, in Duomo, di alzare lo sguardo per farsi catturare dal vorticoso affresco della cupola dell’Assunzione della Vergine, un moto ascendente in cui Correggio, gran maestro di quella Scuola di Parma che nei primi decenni del Cinquecento abbellì la città, dà lezione di illusionismo. L’inganno dell’occhio torna nella Camera di San Paolo, ambiente a tema mitologico che riunisce animali, fiori, frutta e trofei di caccia, e in San Giovanni Evangelista, la cui calotta della cupola è trasformata ad affresco in un invaso empireo senza limiti. Eleganza e rigore classici caratterizzano invece la pittura di Parmigianino, che di Correggio fu allievo e che al maestro contrappose gli affreschi dei Santi in San Giovanni, ma soprattutto le raffinate figure delle Vergini che si ammirano all’interno della basilica della Madonna della Steccata, nome curioso che rimanda allo steccato ligneo che proteggeva una venerata immagine mariana.
Sulle tracce di Correggio e Parmigianino, si sale per il monumentale scalone d’onore che accede al Palazzo della Pilotta, immenso edificio cinquecentesco dalle vicende travagliate che nella Galleria nazionale raccoglie capolavori dal XII al XIX secolo e, altra malia, ospita il Teatro Farnese, straordinaria architettura teatrale che nei legni dell’arco scenico e dei palchi proietta nella fastosa vita di corte dei duchi del XVII secolo.
In tema di teatro, sulla vivace strada Garibaldi affaccia il Regio, la cui inaugurazione nel 1829, ricordata per i fischi alla Zaira di Vincenzo Bellini, fece subito capire quanto appassionato e severo sarebbe stato il suo pubblico. Ancora qualche passo e si è in piazza Garibaldi, che di piazza Duomo.