L’autodromo e la Vena del Gesso. Bike Imola
Itinerario
L’autodromo e la Vena del Gesso. Bike Imola
Siamo nella Motor Valley, nella Romagna di marchi prestigiosi come Ferrari e Ducati e dove i motori fanno parte del DNA dei nati in questi luoghi. Se quella per i motori è una passione innata, lo è anche quella per le ruote, siano esse quattro o due. Se c’è un’abitudine radicata negli imolesi è il ronzio di sottofondo dei drive test dell’Autodromo, ma anche il silenzioso filare delle bici in una città bike friendly, con un centro pedonale, il Parco delle Acque Minerali ciclabile, ed erte strade collinari ideali per pedalare in uno scenario naturale a perdita d’occhio. Basti pensare alla Ciclovia del Santerno immersa in paesaggi bucolici che mutano e sorprendono. Gli imolesi hanno anche le moto nel sangue. Quelle dei grandi campioni del motociclismo mondiale, ma anche quelle d’epoca di cui Imola offre una sorprendente parata di esemplari anche unici: la Collezione Benito Battilani.
Appena attraversato il ponte sul fiume Santerno, poco distante dal centro, ci si trova di fronte il leggendario Autodromo Enzo e Dino Ferrari, una mecca della velocità che ha segnato la storia dell’automobilismo e del motociclismo. Il circuito fu disegnato tra la città e le prime colline sulla conformazione di un terreno in saliscendi che, lo diceva Enzo Ferrari, aveva tutte le carte in regola “per diventare un piccolo Nürburgring”. L'incipit di tutto è il grande murale all’ingresso, che lo street artist brasiliano Eduardo Kobra dedicò ad Ayrton Senna durante l'edizione 2019 del festival di rigenerazione urbana RestArt. Smalti e colori spray raffigurano il pilota nell’abitacolo che, con gli occhi lucidi, si rivolge a quella pista che ne ha viste di imprese leggendarie e anche la morte. Il dettaglio della bandiera dell'Austria sul casco è un tributo al pilota Ratzenberger deceduto il 30 aprile 1994 durante le qualifiche, il giorno prima di Senna di quel medesimo tragico weekend. Si accede ai 4,9 km di pista da un varco accanto ai box, poco dopo la linea di partenza, che già di per sé è un luogo carico di pathos, e la prima curva che appare è subito la Tamburello. Qui si consumò l’incidente fatale di Senna, come ricorda un poster. Al settimo giro di gara, partito in testa davanti a Michael Schumacher, il pilota brasiliano si schiantò ad altissima velocità sul muro a bordo pista, a causa della rottura del piantone dello sterzo. La curva successiva è la variante Villeneuve, anche questa da pelle d’oca perché la più veloce fino alla morte dell'austriaco Ratzenberger cui sono dedicate le tribune sulla curva Tosa. Dopo le due tragiche morti, sia la Tamburello che la Villeneuve sono state ridisegnate con chicane che ne riducono la velocità. Comincia poi il saliscendi del tratto sud, e la vera sorpresa è che il circuito abbraccia una collina di prati e boschi, per poi immettersi nella curva cieca della Piratella. Dopo la curva delle Acque Minerali si ricomincia a salire. Un rettilineo e una leggera curva all'altezza della Variante Alta fa scivolare fino alla discesa Rivazza, emozionante perché molto tecnica, che richiede grande abilità nel bilanciare frenata e ingresso alle curve Rivazza 1 e 2. Poi il rettilineo finale. A pochi passi dell’autodromo, ci si immerge dell’oasi verde del Parco delle Acque Minerali dove volendo ci si siede ai tavolini sotto gli alberi di un bar riposante di giorno ed esuberante la sera, e con la magia della vista su un tratto di pista. Tutt’intorno il parco è movimentato da vialetti, aiuole e dolci saliscendi dove è facile pedalare e anche rilassarsi prima di imboccare la strada per il centro città verso la meravigliosa Collezione Battilani, probabilmente il paradiso in terra per gli appassionati delle moto d’epoca.