Roccamonfina. Storia intorno al vulcano
Itinerario
Roccamonfina. Storia intorno al vulcano
Salendo lungo le pendici dell’antico vulcano di Roccamonfina, ricoperto in cima da grandiose foreste di castagni, si riscoprono città del passato e si ammirano affascinanti panorami. Si parte dall’antica Teano, dove l’epoca romana rivive nelle sale del Museo Archeologico e sulla platea del teatro, fino alla sommità del cratere. Lungo la strada, i vigneti da cui nascono la Falanghina e l’Aglianico accompagnano fino all’oasi del Santuario della Madonna dei Làttani, a Roccamonfina, da cui ci si perde nel panorama che abbraccia l’intero Nord della provincia di Caserta. Scendendo di nuovo in pianura, a Sessa Aurunca, si rivivono poi gli antichi fasti di Roma nel grande teatro fondato da Augusto e nel Museo Archeologico, dove è conservata la statua di Matidia Minore.
Il cono di un grande vulcano, ammantato alla sommità da grandiose foreste di castagni e segnato, grazie alle antiche eruzioni, dal colore scuro della terra lavica, fertile e generosa. La montagna di Roccamonfina, che ha dato il nome e sovrasta il Parco Regionale Vulcanico di Roccamonfina-Foce Garigliano, per queste sue caratteristiche è stata frequentata dall’uomo fin da tempi antichissimi, ma furono i Romani a rendere le sue città ricche e splendide. A Teano, nell’armonioso complesso medievale del Loggione e Cavallerizza, sotto alle volte del Museo Archeologico s’incontrano rilievi e statue, tra cui l’immagine dolce e serena di Demetra, la dea della terra, con un porcellino tra le braccia. Ai margini del borgo, la vista si allarga davanti alla platea del teatro romano, dove in estate si può avere la fortuna di assistere a spettacoli all’aperto. Lasciata Teano e presa la via della montagna, poco alla volta il paesaggio muta, salendo oltre i vigneti da cui nascono vini pregiati come la Falanghina e l’Aglianico. Di origine medievale è Roccamonfina che, a più di 600 m di altitudine, offre un rifugio fresco e sicuro nelle calde giornate estive. Da qui si può ancora salire verso l’antico cratere, fino a raggiungere il Santuario della Madonna dei Làttani, dove si gode finalmente di un panorama che abbraccia tutto il settore settentrionale della provincia di Caserta. Dopo una sosta nel chiostro quattrocentesco dei Frati Minori, sotto gli archi decorati da affreschi, è il momento di scendere, stavolta in direzione della costa, fino a raggiungere Sessa Aurunca. Tra le vie e le Chiese – come il Duomo di San Pietro, sorretto da colonne romane e decorato da un pavimento eccezionale da cui si staccano le esili colonnine di un pergamo del Duecento –, anche qui le tracce di Roma emergono evidenti, sia nel grandioso teatro fondato da Augusto sia nelle piccole sale del Museo Archeologico, dove si fa la conoscenza con una delle figure più eccezionali dell’antichità locale: la statua di Matidia Minore che raffigura la cognata dell’imperatore Adriano, che tra Sessa Aurunca e il mare aveva grandi possedimenti. Realizzata con marmi preziosissimi tra cui marmo bianco, utilizzato per il volto e le braccia, e il marmo bigio morato, proveniente dalla Turchia e utilizzato per il panneggio sul corpo, quest’opera rende l’idea della maestria degli artisti che qui celebrarono uno dei periodi più splendidi della storia del mondo romano.