Le isole ponziane. Collage di gioielli di mare
Itinerario
Le isole ponziane. Collage di gioielli di mare
Un pugno di isole di origine vulcaniche in un mare trasparente di verdi e blu. Così si presentano le Isole Ponziane, con incontaminati panorami a perdita d’occhio, case colorate, spiagge e calette carezzate dal sole, fondali sbalorditivi. Ma se è vero che oggi natura e ambiente marino sono i protagonisti assoluti di questo paradisiaco arcipelago, è anche vero che è l’intreccio delle sue vicende storiche a rendere queste isolette ancor più affascinanti, a tratti quasi avventurose: da qui sono passati nobili romani e ufficiali borbonici, pescatori e contadini, pirati e religiosi, detenuti politici e comuni, e di ciascuno se ne coglie il segno. Ponza, la più grande, racchiude in sé l’anima di mare e le atmosfere mediterranee del suo borgo marinaro, tutto a colori pastello che riverberano nel mare. Grotte, faraglioni, case scavate nella roccia, fondali mozzafiato sono il biglietto da visita di Palmarola, mentre Zannone è poco più di un grande scoglio ammantato di verde. Da scoprire a piedi Ventotene, atmosfera spartana e tutta raccolta attorno al suo porto, e Santo Stefano, quasi un tutt’uno con il carcere borbonico che la domina.
In questo angolo del Tirreno inondato di luce e di blu è facile dimenticare la terraferma, come se qui il tempo scorresse in modo diverso. La sensazione è di poter rallentare il passo, godendo delle mille, e forse più, sfumature di un mare cristallino, dei fondali intatti e degli scorci che si aprono tra falesie, cale, fichi d’India e case dai muri colorati.
Le Isole Ponziane, o Pontine, sono abitate fin dal neolitico ma è con Roma prima e con i Borbone poi che diventano crocevia di persone e accadimenti. L’impronta inconfondibile dell’antica Roma è rimasta soprattutto a Ponza, la maggiore, in cui furono costruiti acquedotti, cisterne, peschiere e saline, ville e passaggi scavati nella roccia. Nell’entroterra coltivato con tenacia, chiesette e cappelle votive ricordano una devozione semplice e antica, che si connette silenziosamente con il paesaggio intorno. Dal porto di Ponza, rimasto quasi intatto da quando fu riprogettato nel Settecento dall’ingegnere borbonico Antonio Winspeare per i sovrani di Napoli, al belvedere di Chiaia di Luna bastano alcune ore a piedi ma è solo un assaggio della bellezza dell’isola, che chiede a chi la visita ben più tempo. Poco lontano emerge Palmarola, la cui sagoma ricorda vagamente una donna distesa. L’isola è abitata solo in estate, il periodo migliore per scoprire, in gommone o in barca, le sue acque trasparenti, punteggiate da grotte e faraglioni. Più a est c’è Ventotene, screpolata dal vento, cui forse deve il nome, e con il faro a presidiare l’arrivo. È un’isola bella e discreta, in cui la storia romana e poi borbonica si fonde a quella del Novecento: tra il 1941 e il 1944 qui venne scritto il “Manifesto di Ventotene” all’origine di quella che sarebbe diventata l’avventura dell’Europa Unita. Le fa eco Santo Stefano, l’isola del carcere costruito alla fine del Settecento e attivo fino al 1965, nelle cui anguste celle sono passati un po’ tutti: patrioti, anarchici, antifascisti, detenuti comuni.