Viaggio nel tempo geologico
Itinerario
Viaggio nel tempo geologico
L’entroterra campano è ricco di altipiani, pareti, grotte e canyon. Qui fossili di pesci e dinosauri raccontano una storia iniziata milioni di anni fa. Le pareti della Gola di Lavello, una delle forre del Titerno, sembrano le pagine di un libro: vi si legge il passato di queste montagne. Attraversato il borgo medievale di Cusano Mutri, a Pietraroja avviene l’incontro con i testimoni più eclatanti di questo passato geologico. Si cammina su una superficie rocciosa che ingloba grandi pesci fossili risalenti a centoventi milioni di anni fa, quando qui c’era un mare tropicale. Un viaggio possibile nel moderno Paleolab, dove una macchina del tempo riporta al periodo in cui qui visse un cucciolo di Scipionyx samniticus, dinosauro di cui è stato rinvenuto un unico esemplare al mondo.
Le montagne dell’entroterra campano vantano una lunghissima storia geologica: la raccontano con i loro paesaggi aspri, segnati da profonde gole e strapiombi, e con i fossili di animali vissuti milioni di anni fa, quando queste rocce si stavano ancora formando. L’itinerario attraversa le colline e i rilievi del preappennino, per giungere alle pendici meridionali del massiccio del Matese: qui il torrente Titerno ha scavato una profonda forra, la Gola di Lavello, che si snoda stretta tra alte pareti calcaree, formando un paesaggio di grande fascino. Gli strati di roccia sono pagine di un libro che risale al Cretacico, iniziato oltre centoquaranta milioni di anni fa; un lungo tempo in cui questi terreni si sono sollevati, piegati, spezzati fino a formare le montagne. Il tracciato della vecchia strada, oggi trasformata in pista ciclabile, corre sul fondo di un canyon segnato dall’incisione del torrente. Un comodo tunnel conduce poi nell’ampia vallata di Cusano Mutri, borgo medievale che si staglia contro la sagoma austera del Monte Mutria, con i suoi versanti meridionali solcati da gole ancora inesplorate. Sulla sinistra si erge imponente la Civita di Pietraroja, un bastione calcareo naturale affacciato sulla valle con pareti alte un centinaio di metri. È qui che la strada sale, curva dopo curva, per scoprire uno dei siti paleontologici più importanti d’Italia, dove sono stati rinvenuti i fossili di molte specie vissute in ere remote. Tra i reperti più significativi si vedono molti pesci, ma il pezzo forte è sicuramente il fossile di un cucciolo di dinosauro, lo Scipionyx samniticus, unico al mondo, ribattezzato Ciro. Alcuni fossili si trovano ancora nel sito in cui sono stati rinvenuti, mentre altri sono esposti nel Paleolab, museo interattivo dedicato alla geologia e alla paleontologia di queste montagne.