Tappa 2

Museo nazionale e area archeologica di Altino

Via S. Eliodoro 56, Quarto d’Altino

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Prima che nascesse Venezia era Altinum a dominare questa porzione a nord della laguna veneziana, un territorio così particolare da essere poi diventato sito Unesco. Altino è stata città dei Veneti antichi e poi dei Romani, un emporio vivace che connetteva la campagna e il mare Adriatico fino al Nord Africa. La sua storia oggi si mostra orgogliosa nel Museo, allestito in un’ex risiera ottocentesca, e nell’area archeologica vicina dove letteralmente si cammina nella storia. Si segue l’evoluzione di questo luogo nei secoli, attraverso gli oggetti quotidiani e di pregio, i ritratti, i monumenti funebri e votivi, i racconti di usi e costumi e gli strumenti di lavoro. Perché Altino era una città di scambi commerciali ma anche di produzioni eccellenti come quelle del vetro e della lana, citata dal poeta latino Marziale e qui raccontata da contrappesi per telai, fusi e tinture. Una polifonia di oggetti che testimonia l’importanza del luogo e dei personaggi che lo abitavano. Sono moltissimi i reperti preziosi da scoprire nelle sale ma è unica la collezione della città preromana dedicata ai cavalli sepolti con le loro ricche bardature: per i Veneti antichi erano oggetto di cura speciale e con un valore economico e simbolico altissimo. Camminando nell’area archeologica, subito fuori dal museo, l’immaginazione continua a correre veloce tra i resti della porta-approdo alla città antica e del quartiere residenziale, attraversato da un tratto di strada perfettamente conservato. In questa che era la zona delle case signorili di Altino si vede ancora il mosaico della domus della Pantera, che raffigura l’animale mentre si abbevera ed evoca i fasti della città perduta.

 

 

 

 

 

 

 

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