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Valle d'Aosta

Gran Paradiso. Il parco del re

Itinerario

Gran Paradiso. Il parco del re

in collaborazione con Touring Club Italiano

Un tempo riserva di caccia dei Savoia, il più “anziano” dei parchi nazionali italiani è ammantato di foreste, costellato di laghi, vigilato da ghiacciai. I confini di tanta bellezza sono cinque valli comprese tra Valle d’Aosta e Piemonte. Cinque “sorelle diverse” dove vivere esperienze nella natura che lasciano il segno. Nella boscosa valle Soana, dove un antico santuario si rannicchia ai piedi di una roccia, non è raro avvistare i camosci, mentre nella valle Orco il foliage autunnale sembra un dipinto. Tra creste aguzze si attraversa la val di Cogne, il cui capoluogo, con la sua prateria, è capitale dello sci di fondo. Si percorrono antichi sentieri sabaudi in Valsavarenche e, nell’incantata valle di Rhêmes, si conosce la reintroduzione del gipeto nei cieli alpini. Su tutto, padrone di rupi e pascoli, veglia lo stambecco, simbolo del parco.

Che fosse un Paradiso, lo aveva già capito Vittorio Emanuele II nell’estate 1850, quando, giunto a Cogne per una battuta di caccia, decise di rendere più accessibili le valli incontaminate e “adoranti” il massiccio del Gran Paradiso. A suon di concessioni, i Savoia ne fecero la loro riserva reale, che poi donarono nel 1920 allo Stato e che due anni più tardi divenne il primo parco nazionale d’Italia istituito “per la tutela dello stambecco”, allora a rischio di estinzione. Il parco, su una superficie di oltre 71 000 ettari, si sviluppa lungo le pendici del massiccio, unico Quattromila (il suo culmine è a 4061 m) tutto in territorio italiano. Il cuore batte per le salite lungo gli 850 km di sentieri e soprattutto per gli straordinari ambienti montani che le cinque valli del parco (Soana e Orco le piemontesi, di Cogne, Valsavarenche e di Rhêmes le valdostane) offrono: larici, abeti rossi, pini cembri, qualche raro abete bianco fino a oltre 2000 m, pascoli alpini e valloni di origine glaciale alle latitudini superiori e, ancora più su, lo scintillio dei ghiacciai.

Stupisce per l’integrità dei paesaggi la valle Soana, porta di accesso piemontese al parco, dove ogni anno, il 10 agosto, montanari delle due sponde regionali si incontrano in vetta per la festa del santuario di S. Besso. Sono così numerosi che si ha l’illusione di riuscire ad accarezzarli gli stambecchi, e persino i diffidenti camosci, che popolano i pascoli della profonda valle Orso, il lato meridionale dell’area protetta quasi in vista della Francia. Come da una finestra, i ghiacciai del Gran Paradiso, tra cui l’impressionante vetta della Grivola (3969 m), si ammirano dalla val di Cogne. Borgo di merletti e balconi fioriti, Cogne difende l’integrità della sua prateria, ampio avvallamento prativo che è polmone verde in estate e paradiso degli sciatori di fondo in inverno. Aria sabauda si respira in Valsavarenche, per i comodi sentieri un tempo strade di caccia, per le inconsuete dimensioni della chiesa del Carmine, il cui rifacimento si deve a Umberto I, e per il rifugio intitolato a Vittorio Emanuele II, costruzione-dirigibile con tetto di lamiera degli scorsi anni Sessanta. Lungo la valle di Rhêmes si cammina in vista delle grandiose pareti della Granta Parey (3387 m), estremo punto occidentale del parco. Nel mentre, si aguzzi la vista: con un po’ di fortuna, si potrà avvistare il volo del gipeto, rarissimo avvoltoio reintrodotto sulle Alpi negli ultimi decenni.

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