Si rivive la storia del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia tra le sale e i giardini delle residenze sabaude che disegnano una “corona di delizie” intorno a Torino. Si sale su una collina a dominio della città e del Grande Fiume verso il castello di Moncalieri, dove gli arredi e le sale raccontano la vita di Vittorio Emanuele II e della famiglia reale. Osservati da un iconico cervo, nella Palazzina di caccia di Stupinigi sembra di risentire l’eco delle cacce nei boschi e dei divertimenti di corte nelle sale sfarzose. Ci si lascia infine catturare dalle provocazioni di Maurizio Cattelan, dalle poetiche installazioni di Giuseppe Penone e da quelle di Michelangelo Pistoletto a Rivoli, in un castello mai finito in cui ha visto la luce la prima collezione d’arte contemporanea creata in Italia.
Si va alla scoperta di alcune scenografiche dimore reali italiane, un campionario unico di architettura e arte al passo con le più sfarzose regge europee. Nel 1563 il duca di Savoia Emanuele Filiberto promuove Torino a capitale del ducato. Il potere della nuova casa regnante va celebrato anche simbolicamente con il restauro dei vecchi palazzi e la costruzione di nuovi. Tra Seicento e Settecento alle residenze sabaude lavorò un folto gruppo di architetti, tra cui il celebre Filippo Juvarra, maestro del rococò europeo. Dal 1997 i 22 edifici (di cui la metà nel centro di Torino) sono iscritti nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Si parte dal castello di Moncalieri, eretto a dominio del Po e della città da sud, la chiave per penetrare negli stili di vita di un grande protagonista della storia italiana, Vittorio Emanuele II e della sua famiglia. Si visitano gli appartamenti del re e della regina Maria Adelaide, con preziose boiserie e arredi d’epoca, in parte scalfiti da un disastroso incendio nel 2008. Si ripercorrono poi le vicende e i gusti personali di Maria Clotilde, morta in odore di santità, e di sua figlia Maria Letizia Savoia Bonaparte. Si scende a Stupinigi, verso la Palazzina di caccia, uno dei capolavori del rococò internazionale. L’estro di Juvarra seppe qui creare una perfetta fusione tra architettura e spazio naturale. A dispetto della sua funzione – era appunto un padiglione di caccia – per la magnificenza degli interni e la ricchezza dei dettagli, la palazzina ha l’aspetto di una vera e propria reggia, con 137 camere e 17 gallerie. Tappa, infine, verso il castello di Rivoli, all’imbocco della Val di Susa e spalancato verso le Alpi e la piana torinese. Qui a colpire sono il gigantismo delle strutture, rimaste incompiute, e l’originalità della collezione, tra cui spicca un nucleo importantissimo di Arte Povera: un mix perfetto di ingredienti che ha decretato il grande successo del castello di Rivoli come “mecca” per tutti gli amanti del contemporaneo.
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