Pescopennataro. Dal trekking alla ciaspolata nei boschi degli abeti bianchi
Itinerario
Pescopennataro. Dal trekking alla ciaspolata nei boschi degli abeti bianchi
Ciaspolata in inverno, arrampicata e trekking in estate: sono queste le attività su misura per godere l’unicità del piccolo borgo di Pescopennataro, in provincia di Isernia, incastrato in una roccia dell’Alto Molise dalla quale si abbraccia con lo sguardo l’intera vallata del Sangro. Il territorio è un’oasi naturale, dominata dalla presenza ovunque dell’abete bianco, un albero raro, maestoso, slanciato, che può arrivare fino a 50 metri d’altezza, soprannominato «il principe dei boschi». E proprio attraversando un sentiero tra gli abeti bianchi, che d’inverno si copre con le ciaspole e dalla primavera all’autunno diventa un percorso per il trekking, si arriva al Bosco dell’Impero e in particolare al Parco di Pinocchio. Qui, nel corso di un Simposio di scultura Live nel luglio del 2008 e del 2009, utilizzando soltanto materiali naturali e riciclati, artisti provenienti da tutto il mondo hanno creato, con i loro lavori, un piccolo spazio museale all’aperto.
A poca distanza dal centro abitato di Pescopennataro, tra aceri ed abeti bianchi, si trovano le Sorgenti del Rio Verde, con delle suggestive cascate di acqua che scorre tra le rocce. Sulle pareti calcaree che circondano i torrenti della zona, si può praticare lo sport dell’arrampicata, in compagnia di un istruttore esperto, partendo da quattro gradi di difficoltà e arrivando fino a sette gradi. Proseguendo a piedi, invece, con il passo del trekking, si raggiunge il Bosco degli Abeti Soprani a circa 1.250 metri di quota: nei mesi invernali le piste sono sempre battute, e specie quando la neve è abbondante, si prestano molto bene alla ciaspolata, la salutare passeggiata nella neve fresca con le ciaspole. Anche il Bosco dell’Impero, un altro paradiso dell’ecosistema di queste montagne, è popolato da abeti bianchi, ma qui l’attrazione principale, in termini di sostenibilità, sono le sculture del Parco Pinocchio. Le opere dedicate al protagonista della favola di Carlo Collodi sono realizzate riproponendo l’antica tecnica dei maestri scalpellini di Pescopennataro e recuperando le pietre della zona, che con gli abeti formano il binomio naturale del territorio. La maestria degli scalpellini di Pescopennataro si coglie bene con una visita al Museo civico della pietra “Clara Marinelli”. Nelle sale espositive ci sono ben 1.600 reperti, di epoche diverse, distribuite in tre spazi. Il primo è dedicato alle rocce ignee, metamorfiche e alla formazione della selce. Una seconda sezione invece raccoglie i fossili e gli strumenti preistorici per la lavorazione della pietra. Le ultime sale, infine, presentano fotografie e lavori degli scalpellini di Pescopennataro, compreso un presepe creato con pietre naturali levigate dall’acqua.