Mantova. La città cortese dei Gonzaga
Itinerario
Mantova. La città cortese dei Gonzaga
Velata di bruma, rannicchiata tra i meandri del fiume Mincio, Mantova è una città straordinariamente ricca di storia, arte, cultura. Per chi vi giunge in auto dall’autostrada, forte è la sensazione di essere capitati in un luogo “speciale”: il compatto profilo di torri, cupole e campanili che affiorano dalle acque dei tre laghi formati dal Mincio rende la città una delle visioni tra le più memorabili della Lombardia. Su questo skyline aleggia ancora la mano dei Gonzaga, i signori che hanno indissolubilmente legato il loro nome a Mantova rendendola un gioiello che inebria di bellezza chiunque vi capiti; vero è che ancora oggi, passeggiando per le sue vie, si ha la sensazione di respirare un’atmosfera “cortese”. Un gioiello che vive in simbiosi con l’acqua che la circonda, quella dei tre laghi che penetra nel suo cuore regalando ogni tanto scorci “veneziani” dai suoi canali.
“Città in forma di Palazzo” e “Città d’acqua, quasi proiezione ideale di Venezia nell’entroterra padano” non son certo due definizioni stereotipate su Mantova, quanto due sintesi felici della sua vicenda storica, artistica e urbanistica. La sua fondazione va con ogni probabilità ascritta agli etruschi intorno al VI secolo a.C., ipotesi, secondo un’antichissima tradizione, avallata da Virgilio, nativo della vicina Pietole, poi confermata dagli archeologi. Colonia romana dal 214 a.C., al tempo di Carlo Magno entrò a far parte del Sacro Romano Impero, poi nel X secolo finì sotto il dominio dei Canossa per proclamarsi libero Comune nel 1115, subito dopo la morte di Matilde, e dare avvio allo sviluppo della città e al suo rapporto con l’acqua, come difesa naturale e fonte di fertilità agricola. Nel 1272 fu Pinamonte Bonacolsi a ribaltare il destino di Mantova con la cacciata del podestà e il dominio della signoria bonacolsiana, di breve durata perché già nel 1328 veniva scalzata dall’avvento dei Gonzaga, potente dinastia che resse con sicurezza le sorti della città fino al 1707, regalandole secoli di splendore economico, politico e artistico. Colta e raffinata, apprezzata e invidiata in tutta Europa, la corte gonzaghesca chiama a sé gli esponenti più vivaci e più in auge della cultura italiana: Gianfrancesco Gonzaga commissiona al Pisanello gli affreschi del Palazzo Ducale, mirabili pur nella loro incompiutezza; Ludovico II chiama a Mantova gli architetti Luca Fancelli e Leon Battista Alberti e, con lusinghe e concessioni, convince a trasferirvisi anche il Mantegna; con Federico II giunge Giulio Romano, l’artista che forse più ha contribuito a modellare il volto della città; e altrettanto fecero il mantovano Giovanni Battista Bertani e il cremonese Antonio Maria Viani, entrambi architetti e pittori chiamati da Guglielmo e Vincenzo Gonzaga per riordinare e abbellire il fastoso complesso di opere accumulate nei precedenti anni di fervore creativo. Ma Mantova, Patrimonio dell’Umanità Unesco, non è solo lo scrigno di alcuni dei capolavori più noti e celebrati dell’arte italiana. La città seduce anche per il suo straordinario patrimonio d’acque che la circonda e al cui fascino è impossibile sottrarsi. I tre laghi del Mincio, Superiore, di Mezzo e Inferiore, separati dai due ponti dei Mulini e di San Giorgio, abbracciano Mantova riflettendone il profilo, a seconda dei giorni e delle stagioni illuminandolo o avvolgendolo nei vapori della nebbia, abituale compagna di questi cheti spazi che rientrano nel Parco del Mincio, area protetta percorsa da silenziosi sentieri e piste ciclabili che regalano un incantevole mosaico di suggestivi paesaggi.