Monte Beigua. Echi preistorici
Itinerario
Monte Beigua. Echi preistorici
Un’esperienza ravvicinata con la Preistoria, alla scoperta di croci e dischi raggiati, coppelle e figure geometriche: sono i segni che gli uomini sin dal Neolitico hanno inciso sulle rocce del Monte Beigua, a 1280 m di quota. Superata la sua vetta, non di rado avvolta da un’inquietante coltre di nebbia, si sosta a Pratorotondo per contemplare sull’Alta Via dei Monti Liguri paesaggi sospesi tra terra, cielo e mare. Si prosegue poi verso la Torbiera del Laione per inoltrarsi a piedi nel Sentiero delle Incisioni Rupestri, dove le riproduzioni sui massi delle iscrizioni ritrovate nel parco evocano riti ancestrali di suppliche e preghiere rivolte alle divinità delle vette. Ci si immerge così in un’aura di antica sacralità, provando l’emozione di sentirsi intrepidi archeologi, anche solo per un giorno.
Gli uomini primitivi transitavano, abitavano, lavoravano e incidevano le rocce sui crinali e sulle cime del Monte Beigua, a 1280 m di quota, già nel Neolitico medio, e il passaggio di popolazioni provenienti sia dal litorale costiero sia dalle valli interne si protrasse per interi millenni. Oggi sulle pendici della montagna, un tempo ammantata di sacralità, si possono leggere i segni dell’originaria presenza umana inscritti nella pietra con le forme di figure geometriche e umane, di stelle, croci, dischi raggiati e altri simboli, forse rivolti alle divinità delle cime, delle acque o del tuono, per invocare la loro benevolenza o placare la loro ira con gesti rituali. Paesaggi incantati che abbracciano mare e montagne, dall’Isola d’Elba alla Corsica fino alle cime delle Alpi Liguri, si godono dal sentiero dell’Alta Via dei Monti Liguri che s’inerpica fino al Rifugio Pratorotondo, mentre proseguendo in auto sino alla Torbiera del Laione, la zona umida più importante del Parco del Beigua, prezioso e delicato habitat per anfibi e rettili, ci s’inoltra a piedi sul Sentiero Archeologico che attesta la presenza umana in questo territorio già in epoca preistorica. Camminando nel bosco e scoprendo via via le riproduzioni delle incisioni ritrovate nelle varie zone del parco, si è presi dalla curiosità di comprendere i messaggi che i nostri antenati ci hanno lasciato sulle “pietre scritte”, provando l’emozione d’immedesimarsi, sia pure per poche ore, nel ruolo dell’archeologo.