Cividale. Nelle valli del Natisone
Itinerario
Cividale. Nelle valli del Natisone
Bordate da cime tondeggianti, cupole verdi di prati, boschi incontaminati, borghi arroccati, chiesette votive svettanti sulle alture: così si presentano le valli del Natisone, un singolare sistema vallivo a ventaglio con la valle che prende il nome dal fiume e altre percorse dai suoi affluenti. Un microcosmo speciale, al confine con la Slovenia, e per questo chiamato anche Slavia Friulana, popolato da comunità di ceppo sloveno che conservano un dialetto arcaico e che han foggiato l’architettura rurale di piccoli insediamenti, come Stregna e Savogna. Borghi collegati da sentieri che si perdono nei colori della natura che li avvolge o da strade panoramiche come quella che da Cividale del Friuli, luogo eminente di storia e arte, conduce al Santuario di Castelmonte, meta di pellegrinaggi.
Viste dalla vetta del Kolovrat, massiccio montuoso al confine con la Slovenia, testimone di eventi storici come la disfatta di Caporetto nel primo conflitto mondiale, le valli solcate dal Natisone e dai suoi affluenti appaiono in tutta la loro spettacolarità. Al volo si coglie l’esplosione di colori della fitta vegetazione che cambia a seconda delle stagioni. Poi lo sguardo si apre, indugiando sui borghi e le chiesette votive arroccati sulle alture, sui verdi prati, sulle acque terse di cascatelle e corsi d’acqua, sui fitti boschi che celano fenomeni carsici di considerevole entità fino a posarsi su Cividale del Friuli, allo sbocco delle valli del Natisone. Pur di dimensioni modeste, la cittadina, Patrimonio dell’Umanità Unesco e Bandiera arancione del Touring Club Italiano, è una sorta di palinsesto storico di segni lasciati dalle popolazioni celtiche, dai romani, dai longobardi, dai veneziani. E poi Cividale ha un grande merito: aver dato il nome all’intera regione. Una strada panoramica porta al Santuario di Castelmonte, cui giungono pellegrini da tutto il Friuli, dall’Austria, dalla Slovenia e dalla Croazia desiderosi di trovare qui pace e nutrimento per la loro anima. All’interno li attende la Madre di Dio, una statua in pietra calcarea del Quattrocento, ritenuta miracolosa. Natura, arte, storia, fede sono i capisaldi delle valli del Natisone, custodi anche di minoranze etniche e linguistiche. Il territorio infatti è popolato da comunità di progenie slovena, qui giunte già in epoca longobarda, che ostinatamente conservano la loro lingua arcaica e che nei secoli han plasmato l’architettura rurale tipica di queste valli, presente in tanti minuscoli borghi come Stregna e Savogna, interessanti insediamenti della Slavia Friulana.