Faenza. Maioliche d’arte
Itinerario
Faenza. Maioliche d’arte
Si studia nei libri d’arte che il termine francese faïence, ovvero Faenza, sin dal Cinquecento in molte parti d’Europa faccia rima con maioliche, alludendo proprio alla città dove la straordinaria tradizione artistica della ceramica prosegue ormai da cinque secoli. Oltre ai manufatti locali, si possono scoprire le produzioni ceramiche del mondo nel Museo internazionale delle Ceramiche, dove i capolavori delle civiltà precolombiane dialogano con le ceramiche del Medio Oriente, medievali e rinascimentali. Poi, nella Cattedrale, basta scrutare le grandi volte per scoprire i variopinti tesori ceramici di Andrea della Robbia. Ma tecniche e stili della maiolica faentina si trovano nell’artigianato odierno: per essere iniziati ai segreti della modellazione, tornitura e decorazione delle opere, basta fare un giro tra le, cinquanta, botteghe del centro.
Sarà per la ricchezza di argille reperibili sulle rive del fiume Lamone, sarà per la felice ubicazione geografica che ne faceva un punto di comunicazione tra la cultura padana e quella toscana, ma la storia di Faenza fu legata fin dal Basso Medioevo alla produzione ceramica, che raggiunse l’apice del suo splendore in epoca rinascimentale. Fu allora che dalla preziosità dell’oro ispirata al gusto bizantino, dai raffinati decori e cromie derivati dai tessuti orientali o dai temi decorativi dell’epoca, come i festoni di foglie e frutti o i trofei d’armi, i maiolicari faentini passarono ai “bianchi di Faenza”, splendide terrecotte rivestite di vetro opaco ammirate in tutta Europa per la brillantezza dello smalto e le forme mosse e stravaganti. La fama dei “bianchi” fu tale che, a partire dal XVI secolo e ancora oggi, maiolica in molte parti d’Europa si dice faïence, francesizzazione di Faenza. Per conoscere non solo questi, ma molti altri segreti dell’arte ceramica di ogni epoca e Paese del mondo, basta varcare l’ingresso del Museo internazionale delle Ceramiche, dove i capolavori delle culture precolombiane non stupiscono meno delle ceramiche islamiche o dei preziosi esemplari provenienti dall’Oriente. All’uscita, è d’obbligo una sosta nella Cattedrale, anche solo per alzare lo sguardo verso le volte del transetto e ammirare i tre grandi tondi dell’officina faentina di Andrea della Robbia, maestro indiscusso della ceramica policroma invetriata tra il XV e il XVI secolo. Completa l’itinerario un piccolo tour tra le oltre cinquanta botteghe del centro città, dove l’arte ceramica propone gli stili classici in auge ormai da molti secoli o le fogge più estrose e trasgressive della produzione contemporanea.