Civitella del Tronto appare aggrappata alla possente fortezza borbonica che i piemontesi assediarono per cinque mesi prima di riuscire a conquistarla, tre giorni dopo la proclamazione del Regno d’Italia. La visuale degli assedianti si ha dal convento di Santa Maria dei Lumi, adagiato sulla collina orientale, da dove l’artiglieria batteva la cittadella. Da porta Napoli si entra in paese e, salendo alla fortezza tra le case addossate l’una all’altra, si può immaginare come la vita continuasse nonostante le cannonate. Arrivati alla roccaforte, si scoprono l’imponenza e la bellezza delle sue strutture, malgrado i danni dell’assedio e le demolizioni dopo la resa. La visita si completa a nord, all’abbazia di Montesanto, il vicino colle che domina il panorama ai piedi dei monti da cui i briganti portavano aiuto agli assediati.
La fortezza di Civitella appare come una lunga nave con alte fiancate grigie, imponente da ovunque la si osservi. Fu l’ultima ad arrendersi ai piemontesi, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, quando lo stato borbonico era già disfatto. Dal convento di Santa Maria dei Lumi si può intuire come fosse sotto tiro delle artiglierie piemontesi, a loro volta bersagliate dal forte, e nelle vicinanze di porta Napoli si possono immaginare gli scontri tra gli assedianti e le bande di guerriglieri scesi dalle montagne per portare provviste fresche alle forze borboniche in cambio di armi e munizioni. Tra le anguste vie trasversali, come la strettissima Ruetta, si capisce come lo stesso abitato abbia rappresentato un duro ostacolo per gli assalitori del forte. Da un’ampia rampa si entra tra le sue mura, si superano varie porte e si arriva alle tre piazze d’armi realizzate su gradoni successivi di smisurata ampiezza, protetti da formidabili bastioni. Attraverso mulattiere e camminamenti sotterranei si penetra negli enormi magazzini e nelle cisterne che assicuravano una lunga resistenza agli assediati. Arrivati sulla sommità, i resti del Palazzo del Governatore, accanto alla chiesa di San Giacomo oggi divenuta una sala convegni, le caserme, i forni e le armerie danno l’idea della consistenza della guarnigione. Dai bastioni si aprono alla vista panorami grandiosi e lo sguardo è attirato dall’abbazia che sta solitaria sul cocuzzolo del Montesanto, a margine di quello che fu il confine con lo Stato della Chiesa. Dall’abbazia, sotto la sagoma della fortezza a strapiombo sul versante settentrionale della rocca, si vedono le vie a valle percorse da quelli che per i Borboni erano guerriglieri alleati e per i piemontesi briganti, immaginando episodi di una storia che ha contribuito a fare l’Italia.
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